Ottobre 22, 2024

Fare il prete in terra di ‘ndrangheta non è mai un ruolo banale. Un po’ perché la tradizione della mala calabrese mescola sacro e crimine con sfrontatezza, e gli affiliati non disdegnano la liturgia domenicale. Un po’ perché nei piccoli centri la Chiesa rimane un luogo che aggrega ogni rango sociale. Deve saperlo bene don Rigobert Elangui, parroco di Benestare, piccolo centro della provincia di Reggio Calabria diviso fra lo Jonio e l’Aspromonte. E’ la terra dei padroni della cocaina, questa. San Luca, Locri, Africo, Bovalino: luoghi simbolo dell’internazionalizzazione della ‘ndrangheta che fa affari in Messico e uccide in Germania.
Don Rigobert Elangui conosce bene il territorio. Lui, di origini congolesi, non s’è mai nascosto, e dall’ottobre 2011, cioè da quando è arrivato a Benestare, ha più volte condannato le logiche criminali di questa fetta di Calabria. Omelie chiare, ficcanti, coraggiose. E adesso qualcuno ha pensato di presentargli il conto, inviandogli un messaggio che nel linguaggio ‘ndranghetistico ha un solo significato: stai attento!
Due notti fa la sua utilitaria è stata incendiata. E le fiamme hanno interessato anche l’esterno della casa canonica. Un’intimidazione in piena regola che ha scosso il piccolo centro reggino e gli ambienti ecclesiastici calabresi. Gli abitanti di benestare, sindaco in testa, hanno organizzato una fiaccolata di solidarietà, mentre il vescovo di Locri, Giuseppe Fiorini Morosini ha convocato immediatamente don Rigobert per mostrargli vicinanza: «Nell’attesa che le forze dell’ordine facciano luce sull’attentato – ha detto Morosini – deploriamo il grave gesto, che umilia tutta la comunità civile della Locride, chiamata ancora una volta a dover subire tanta vigliaccheria». (di Biagio Simonetta dal Sole 24Ore online)


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