Settembre 20, 2024

A  venticinque anni  dalla  scomparsa di Emanuela Orlandi, un’avvincente  ricostruzione -a  metà  strada tra l’inchiesta giornalistica e il  romanzo – di uno dei  grandi  misteri italiani ancora irrisolti.  L’incontro sarà l’occasione  per  svelare il segreto relativo  all'”Amerikano”, ovvero il  fantomatico  intermediario della  trattativa  per la liberazione della  giovane, che i  servizi segreti dell’epoca  identificarono in Paul  Marcinkus. 

Il 22 giugno  1983.  Emanuela Orlandi,  una cittadina vaticana  di quindici anni, “sparisce” vicino alla  chiesa di Sant’Apollinare,  dietro piazza  Navona.  La Capitale viene immediatamente tappezzata di migliaia di  manifesti con il suo  ritratto e la scritta «Scomparsa». Ma  non si  scompare nel  nulla nel  centro di Roma. Qualcuno ha visto, qualcuno  sa. Sono passati  venticinque anni da allora; in tutto questo  tempo la  ragazza non è  mai stata ritrovata, né morta né viva. L’opinione  pubblica tuttavia  non  l’ha dimenticata, il suo non è solo un caso di cronaca, ma un enigma insoluto, forse la summa dei grandi misteri italiani, che anno dopo anno si è arricchito di tanti, forse troppi, scenari e attori: Marcinkus e lo IOR, Ali Acga e i Lupi Grigi, il KGB.

A giugno 2008,  si  apre una pista inaspettata: Sabrina Minardi – ex moglie di un  famoso calciatore, ma soprattutto amante storica di Enrico De Pedis, capo della Banda della Magliana – dichiara che Emanuela è stata rapita dal boss su ordine del vescovo Marcinkus e, successivamente, uccisa e gettata in una betoniera. Strana coincidenza: De Pedis,  ammazzato nel ’90, è stato sepolto (in mezzo a  cardinali, principi e artisti), proprio in quella chiesa di Sant’Apollinare, dove tutto sembra essere cominciato. Nessuno finora  era riuscito a riannodare i fili che legano la scomparsa della Orlandi a quegli oscuri poteri che all’inizio degli anni Ottanta sembravano convergere in un’unica struttura politico-criminale. Tanto potente da  aver allungato i suoi tentacoli fin dentro il Vaticano.Una trama degna di una spy-story  che intreccia politica e alta finanza, mafia e  spionaggio internazionale, in cui la figlia di  un semplice commesso pontificio diventa il tassello mancante nel mosaico delle forze occulte dell’epoca. Un Grande Ricatto che legò prelati, boss e  banchieri in  una delle pagine più torbide della nostra storia recente.

 

Rita Di Giovacchino Inviato speciale del «Messaggero» dall’83, ha seguito i processi, le inchieste e le grandi tragedie italiane degli ultimi venticinque anni. Ha pubblicato Scoop mortale (Tullio Pironti, 1994) e, per Fazi Editore, Il libro nero della Prima  Repubblica (2003; ed. tasc. 2005) e Delitti privati (2007).

 

Il libro sul caso Orlandi sarà presentato venerdi 20 febbraio  alle 18 nei locali dell’Auditorium Rai di viale Strasburgo 19  a Palermo. Interverranno lo storico Carlo Giuseppe Marino, il magistrato della direzione distrettuale antimafia di Palermo Gaetano Paci e i giornalisti Nino Amadore e Francesco La Licata. Modera il dibattito Augusto Cavadi.


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