Settembre 20, 2024

di Nino Amadore
La cattura di Matteo Messina Denaro è una delle questioni che più appassiona gli investigatori ma anche chi si occupa di mafia. Il latitante, che gode di grande ascendente su buona parte della Sicilia occidentale (sicuramente sulle province di Trapani, Agrigento, Palermo), resta imprendibile nonostante chi gli dà la caccia sia arrivato vicino a lui in più di un’occasione. Dal racconto degli investigatori emerge un quadro desolante perché il giovane Matteo potrebbe contare sull’appoggio del potere (o dei poteri) e del consenso sociale: la mafia che dà lavoro a tutti e tutti le sono riconoscenti.  dai professionisti ai politici, dagli imprenditori ai cittadini. Ma non c’è solo questo.
Recentemente, nel corso della conferenza stampa per il sequestro dei beni all’imprenditore mafioso Rosario Cascio, il procuratore aggiunto di Palermo Roberto Scarpinato ha spiegato che il rampollo di casa Messina Denaro può contare sulla complicità dei colletti bianchi trapanesi ma non solo. E se fosse confermato l’episodio dell’incontro tra l’imprenditore Pino Grigoli, ritenuto prestanome di Matteo Messina denaro cui è stato sequestrato un patrimonio di 700 milioni, e l’ex governatore siciliano Salvatore Cuffaro ai tempi in cui quest’ultimo era saldamente insediato a palazzo D’Orleans che è appunto la sede del governatore dell’isola, risulterebbe provato anche un rapporto (mediato) con la politica e il governo regionale.  Ma nel corso della conferenza stampa citata a Scarpinato ho fatto una domanda cui lui ha dato una risposta chiara e netta. Gli ho chiesto: è possibile che Matteo Messina Denaro, che è stato uno dei protagonisti della stagione delle stragi nel nostro paese e dunque detentore di segreti probabilmente irraccontabili possa godere della protezione di pezzi delle istituzioni? La risposta: “Lei mi fa una domanda cui non posso rispondere. Ma le posso certo dire che recenti indagini hanno rivelato il collegamento di  Matteo Messina Denaro con uomini dei servizi segreti”.  Una risposta, quella di Scarpinato,   che colloca il capomafia trapanese in uno scenario inquietante e che riguarda da vicini le trattative vere o presunte che sono state avviate tra il 1992 e il 1993 con la mafia da pezzi dello stato e che sarebbero proseguite, secondo il racconto che ne ha fatto Gaspare Spatuzza, fino al 2004.
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