Il sacrificio del giornalista Mario Francese è stato ricordato questa mattina a Palermo, con una cerimonia che si è svolta sul luogo dell’agguato, in viale Campania. L’iniziativa, come ormai accade dal 2006, è organizzata dal Gruppo siciliano dell’Unci-Unione cronisti italiani.
“Fu il primo cronista – ha detto Leone Zingales, presidente dell’Unci Sicilia – a raccontare la ‘scalata’ del clan dei ‘corleonesi’ di Riina al vertice di Cosa nostra in Sicilia in un periodo, la seconda metà degli anni ’70, in cui gli inquirenti facevano fatica a ricostruire gli organigrammi delle cosche mafiose. Mario Francese è caduto per una Sicilia migliore, per una terra senza mafia”. Alla cerimonia erano presenti oltre alla vedova ed ai tre figli del cronista ucciso, tra gli altri, il vice-sindaco Marianna Caronia, il prefetto Giuseppe Caruso, i funzionari della Dia, il questore Nicola Zito ed i comandanti dell’Arma dei carabinieri, della Guardia di finanza e della polizia municipale, generali Riccardo Amato, Domenico Achille e Serafino Di Peri. Mario Francese fu ucciso la sera del 26 gennaio 1979 dai killer del gruppo mafioso riconducibile ai ’corleonesi’. “Mario Francese -ha detto il vice-sindaco – ha dimostrato come si può combattere la mafia
facendo bene la propria professione”. “Ricordare Mario Francese, 32 anni dopo, davanti alla lapide di viale Campania, nel luogo in cui fu ucciso, rappresenta oggi – ha detto Giulio Francese – una sfida ed un impegno. Con questa cerimonia, nell’anniversario della morte di mio padre, l’Unione cronisti, che ringrazierò sempre, ha voluto fare, qualche anno fa, un passo avanti per squarciare il velo di silenzio e fare sentire la mia famiglia meno sola”. “Quella lapide – ha proseguito il figlio del cronista ucciso – è stata uno schiaffo all’indifferenza e alle cattive coscienze, e dice che Mario Francese è stato un uomo e un professionista esemplare, e racconta che è iniziata lì, quella sera del 26 gennaio 1979, con l’eliminazione di un giornalista scomodo, l’offensiva dei corleonesi di Totò Riina su Palermo, la lunga notte della città”. “La sfida oggi – ha concluso – è quella di mantenere accesa l’attenzione sul passato per guardare avanti, per squarciare le zone d’ombra, per chiedere tutta la verità sulla lunga stagione di sangue, fino all’orrore delle stragi. L’impegno deve essere quello di andare oltre il ricordo dei nostri morti, uomini che non si sono piegati e arresi, trasformandolo in memoria viva, in trasfusione di valori e ideali. Solo così il sacrificio di Mario Francese e di tanti altri non sarà stato vano”.
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