La notizia dell’indagine a carico del collaboratore di giustizia Antonio Di Dieco per calunnia nei confronti del pentito Nino Lo Giudice è solo l’ultimo capitolo (per ora) di un groviglio di fatti che si muove su un asse ben preciso e cioè quello creatosi tra Reggio Calabria e Roma. La prima, eterna promessa capitale del Mediterraneo; la seconda capitale – vera – d’Italia e città eterna per eccellenza. Ma da qualche mese a questa parte c’è un filo rosso che tiene legate queste due realtà così diverse ed, al contempo, così vicine.
Partiamo da un dato: erano ormai tanti anni che a Reggio Calabria non si parlava più di veleni in procura così come fatto nell’ultimo periodo. Che la situazione non sia di quelle idilliache lo capirebbe anche un bambino ma, a ben vedere, c’è qualcosa di più che deve essere analizzato per comprendere a pieno ciò che sta avvenendoin riva allo Stretto e, di riflesso, a Roma. Sì perché è lì, alla fine, che si assumono tutte le decisioni che contano e che possono cambiare le sorti di una partita fatta soprattutto di scontri di potere. Partiamo dai protagonisti indiscussi: il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone e il suo aggiunto Michele Prestipino da una parte e il procuratore aggiunto della Direzione nazionale antimafia, Alberto Cisterna dall’altra. In questa metaforica “corrente” ci vanno messi anche magistrati come Francesco Mollace, Vincenzo Macrì e – solo in parte – Francesco Neri. Arbitro intermedio è il procuratore capo di Catanzaro, Vincenzo Lombardo, titolare delle indagini che hanno riguardato gli attentati ai danni dei magistrati, commessi dal famigerato 3 gennaio 2010, quando una bomba scoppiò davanti alla procura generale di Reggio Calabria. Da quel giorno qualcosa è cambiato e gli strascichi, pesanti ed impensabili, si sono visti in tutta la loro evidenza a partire dal 2011, anno nel quale sono venute fuori delle storie pazzesche. Ma quello che ci lasciamo alle spalle è stato soprattutto l’anno nel quale sono tornati in auge i collaboratori di giustizia. Sono state le loro propalazioni a creare uno scompiglio tale da indurre a ritenere che probabilmente dovrebbe essere rivista anche la legge che ne disciplina la gestione. Ma tant’è. Di certo c’è che l’eredità che questo 2011 lascia al mondo della giustizia è davvero pesante: veleni, scontri, colpi di carta bollata e quant’altro. E senza andare a riepilogare fatti ormai arcinoti, ci si limita solo a fare alcune considerazioni che danno la dimensione di come il 2012 sarà l’anno decisivo per dirimere delle questioni che possono cambiare sensibilmente la geografia dei magistrati in buona parte della penisola italiana. Innanzitutto un dato: il procuratore Pignatone andrà via da Reggio Calabria.
Lo ha detto in mille lingue il capo dell’ufficio al sesto piano del Cedir che lui dallo Stretto desidera partire al più presto. Così, dopo la domanda per Napoli è arrivata anche quella per Roma. Sfumata la possibilità di andare alla Dna (Grasso non si muoverà da lì), a Pignatone rimangono solo due possibilità: o tentare la scalata alla procura di Roma, oppure – e questo non è da scartare – provare a diventare il nuovo capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Questo potrebbe verificarsi nella misura in cui Franco Ionta, dovesse lasciare quella che è ad oggi la sua poltrona. In ogni caso, pare ormai chiaro che sarà Roma la nuova destinazione di Pignatone, in attesa che possa verificarsi ciò che da più parti viene dato come desiderio primario del procuratore e cioè guidare la Direzione nazionale antimafia. E la sua partenza, ovviamente, scatenerà una guerra senza quartiere per il posto di procuratore di Reggio.
Posto che sono ormai ridotte al lumicino le possibilità – per ovvi motivi – per Alberto Cisterna e Francesco Mollace, ecco che i candidati papabili rimangono Ilda Boccassini, Vincenzo Lombardo, Giuseppe Creazzo e Nicola Gratteri, oltre a Michele Prestipino che, però, potrebbe anche seguire Pignatone nella sua avventura romana. Sarà il 2012 a dire cosa accadrà veramente, sarà il nuovo anno a scrivere il capitolo finale del cosiddetto “caso Cisterna”, così come delle sorti di collaboratori come Nino Lo Giudice e Antonio Di Dieco. Non c’è che da attendere: se l’autunno è stato caldo e l’inverno si presenta tiepido, la primavera, sull’asse Reggio-Roma potrebbe essere addirittura rovente.
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