“Le indagini sulla ‘ndrangheta sono fondate in massima parte su intercettazioni ambientali, telefoniche e su videoriprese. Attenzione a non spuntare una delle armi più efficaci che abbiamo”. E’ quanto sostiene il capo della Procura di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone in un’intervista al Sole 24Ore e firmata da Lionello Mancini: “Nelle indagini di mafia – sostiene il magistrato – narcotraffico, riciclaggio è difficile avere testimoni o collaboratori di giustizia. E anche quando ci sono i loro racconti vanno verificati. E così si torna alle intercettazioni”. A chi obietta che le intercettazioni servono a supplire per l’incapacità di indagare degli investigatori di oggi Pignatone risponde: “Sciocchezze. Le indagini si fanno e la polizia giudiziaria raggiunge spesso livelli di eccellenza. ma il mondo di oggi si basa sulle telecomunicazioni e l’informatica: i criminali vivono in questo mondo e usano questi strumenti. E’ impensabile non tenerne conto”. Secondo Pignatone “tutti i partiti dicono di non voler depotenziare questo strumento contro mafia e terrorismo. Spero che la discussione sia coerente con questa intenzione”. Servono inyterventi coerenti con le intenzioni e Pignatone, magistrato noto per la sua concretezza, fa un esempio: “Le riprese video e l’acquisizione di tabulati – dice – sono nella stesura attuale sottoposti allo stesso regime delle intercettazioni. Invece richiedono regimi diversi: tra l’altro così sarebbero inutilizzabili le riprese fatte dalle telecamere disseminate nelle nostre città”. Per il capo della Procura di Reggio Calabria, attendere un’autorizzazione da partedi un collegio di mgistrati non aiuta la celerità delle indagini e addirittura può essere controproducente in casi eccezionali: “Se un fatto accade a mezzanotte che facciamo? Aspettiamo il mattino dopo?” dice. C’è poi il tema delal segretezza dell’indagine che, con il nuovo sistema ipotizzato, sarebbe in pericolo perché, sostiene Pignatone, “secondo il testo attuale a ogni richiesta di intercettazione di ripresa video o di tabulati tutti gli atti di indagine devono essere inviati al Tribunale. A parte l’aggravio per uffici già al collasso, qui parliamo di decine e decine di faldoni da trasferire ogni volta. Magari al Tribunale basterebbero gli atti che giustificano la richiesta. si ridurrebbe il rischio di fuga di notizie che c’è in ogni duplicazione e movimento di carte, spesso riguardanti decine di indagati: il che ci porta a un’altra criticità”. Sul fronte del numero degli indagati, per il procuratore, è sostanziale il divieto “di stralcio delle registrazioni e dei verbali prima che questi siano a disposizione delle parti. ma quando gli indagati sono tanti – dice – (ed è frequente: il 416bis indica l’associazione di tipo mafioso) e più d’uno i filoni investigativi, io dovrei bruciare tutte le piste per le quali non posso procedere contemporaneamente, magari perché la legge dà precedenza a certi atti, come quando un indagato è detenuto e altri no”. Infine i costi delle intercettazioni: “Osservo – dice Pignatone – che in alcuni paesi europei i gestori telefonici offrono il servizio gratis o a prezzi molto ridotti, mentre in Italia non si riesce nemmeno a ridiscutere le tariffe. Quanto alle ambientali, si può risparmiare aumentando le dotazioni della Polizia giudiziaria, così da diminuire il ricorso ai privati. E no dimentichiamo infine che le “costose” intercettazioni servono a nche a sequestrare i beni mafiosi, cioè somme ingentissime che incamera lo Stato”.[ad#co-11]
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