Un anno dopo la presa di posizione di Confindustria Sicilia contro il racket e contro la mafia, con la decisione di prevedere l’espulsione dall’associazione per i collusi e gli acqueiescenti, in Sicilia è stato fatto il grande salto nella cultura degli imprenditori. E così emergono le tante rivendicazioni che, in una terra ancora martoriata da Cosa nostra, sembrano quasi naturali. Ma tali non sono alla luce di alcuni fatti importanti che occorre sottolineare. Intanto nel corso di quest’anno non c’è stata la levata di scudi contro la mafia da parte di quella borghesia che prolifica nel mondo delle professioni cosiddette liberali: i professionisti, insomma, hanno preferito stare a guardare piuttosto che seguire la strada indicata da Confindustria. Non tutti per carità ma certo è che le organizzazioni nel loro complesso poco o nulla si sono interrogate su un fenomeno di rivolta contro la mafia ma soprattutto contro le illegalità diffuse nel nostro territorio. E’ stato seminato il seme della normalità, in cui i comportamenti illegali sono l’eccezione e non una costante, ma c’è chi sembra non essersene accorto. Altro punto: il corpo malato della burocrazia (regionale e locale) continua a resistere al cambiamento in ciò affiancato dalle amministrazioni e dalla politica. Vale per costoro il richiamo dell’ex questore di Palermo e oggi questore a Roma Giuseppe Caruso il quale nel giorno dei saluti ha ancora una volta lodato imprenditori e commercianti che dopo l´arresto dei Lo Piccolo, hanno risposto ai suoi appelli alla collaborazione ma ha nel contempo strigliato i politici: “Quella che si è realizzata a Palermo sul fronte della lotta al racket – ha detto Caruso – può essere definita una svolta epocale. Fino a qualche anno fa i commercianti e gli imprenditori che erano disposti a denunciare si potevano contare sulle dita di una mano, oggi sono diverse decine. Un numero rilevante che segnala un´inversione di tendenza. Quello che oggi possiamo dire è che lasciamo una Palermo sicuramente migliore. Purtroppo c´è ancora una stasi politico-amministrativa che deve essere rimossa. Alcune istituzioni hanno marciato velocemente, altre sono andate a rilento. Bisogna invece viaggiare tutti alla stessa velocità, altrimenti si rischia di tornare indietro. Ci sono politici che hanno mani e piedi legati: devono avere coraggio e agire in assoluta libertà”. Al nuovo questore Alessandro Marangoni, Caruso ha un avvertimento da dare: «Sotto il profilo del contrasto alla criminalità l´emergenza forse è stata superata. Gestire la normalità adesso è paradossalmente più difficile». L´ultimo appello del questore che si definisce palermitano d´adozione è per i palermitani: “Rivolgo un invito a tutti i cittadini onesti, che sono la stragrande maggioranza, a considerarsi protagonisti della lotta alla criminalità”.
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