Il bandito Salvatore Giuliano faceva parte della Cupola mafiosa e nel ’43 contribuì allo sbarco degli Alleati in Sicilia. A svelarlo è un documento inedito destinato a riaprire le polemiche sulla misteriosa vita del “bandito di Montelepre”, dopo la recente riesumazione dei resti per effettuare l’esame del Dna.
La novità, che fa luce su uno dei punti oscuri della storia di Giuliano, descrive il periodo in cui entrò a far parte della Cupola. A svelare il mistero è un prezioso documento inedito del 23 ottobre 1943, di grande rilevanza storica, trovato fra le carte personali del principe Raimondo Lanza di Trabia, che all’epoca faceva controspionaggio per conto degli Americani, e inserito nella nuova edizione del libro “Il principe irrequieto. La vita di Raimondo Lanza di Trabia” dello storico e giornalista palermitano Vincenzo Prestigiacomo, con prefazione di Matteo Collura, Nuova Ipsa Editore, 184 pagine, 12 immagini, 14 euro, che sarà presentato domani, 7 aprile, alle ore 17,30, presso il centro Bibli di Roma, in via dei Fienaroli, 28, a Trastevere. Interverranno Daniele Anselmo, Gabriele Arezzo di Trifiletti, Pierfrancesco Ciano, Antonio Marasco, Claudio Modena, Adolfo Noto, Leoluca Orlando. Modererà Laura Laurenzi. Saranno mostrati anche documenti inediti sui rapporti fra il principe e i “potenti” d’Italia.
Salvatore Giuliano a soli 21 anni non era solo un picciotto che faceva “borsa nera”, ma, stando al documento, era un giovane mafioso ben conosciuto anche agli Alleati. Scrive un amico del Lanza che si firma “Vento di sera”: “Caro Raimondo, il gen. Harold Rupert Alexander mi ha chiesto tue notizie; io sono stato vago. L’altro ieri ho incontrato Galvano che mi ha raccontato di Cassibile e del suo amico gen. Giuseppe Castellano. Intanto a Terre Rosse (la villa dei Trabia a Palermo, ndr) ci sono diversi accampamenti e puoi immaginare quale confusione regna. Occorre urgentemente una tua presenza in città. Gli Alleati nell’operazione “Husky” hanno coinvolto personaggi mafiosi come Salvatore Giuliano. Questa notizia riservata l’ho appresa da Robert Kapa; così lo sbarco degli Alleati è stato un gioco. Si dice che possa esserci anche un aiuto di Lucky Luciano, prigioniero negli Stati Uniti”.
La prova della presenza di Giuliano nei ruoli di vertice della Cupola mafiosa accresce i dubbi sul destino del bandito che, secondo alcuni, non sarebbe stato ucciso in Sicilia, ma sarebbe stato aiutato (dalla mafia? dai servizi segreti americani?) a fuggire negli Usa.
Nella nuova edizione del libro di Prestigiacomo ampio spazio è dedicato anche alla Capitale. Quando, il 30 novembre del 1954, Raimondo Lanza di Trabia si uccise buttandosi dal secondo piano dell’Hotel Eden di via Ludovisi, ad accorrere fu tutta la Roma che conta. Tra i primi: Gianni Agnelli, Edda Ciano, Giuseppe Tomasi di Lampedusa. La vita del principe siciliano finì nel modo in cui era andata avanti negli ultimi vent’anni: sotto il flash dei fotografi e sulle prime pagine dei settimanali patinati. A sentire l’ultimo respiro c’era Tomasi di Lampedusa. Nellibro c’è la rappresentazione di importanti momenti della storia civile e privata dell’Italia tra le due guerre, c’è il difficile e aspro secondo dopoguerra, c’è l’attenzione minuta alle mode, alle abitudini e alle smanie di certa aristocrazia siciliana e internazionale, c’è la ricostruzione, attraverso la memoria di numerosi protagonisti, di episodi che ricompongono le tessere di quel tempo. E, soprattutto, racconta di come questo personaggio riuscì a “stregare” Edda e Galeazzo Ciano, Antonello Trombadori, Gianni Agnelli alla cui società Val Salso firmò cambiali per 200 milioni di lire di allora, Olga Villi, Aristotele Onassis, Errol Flynn, Pamela Digby Churchill e Rita Hayworth.
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