Questo pezzo, scritto da Domenico Walter Rizzo per l’Unità, è il più completo sulla vicenda che riguarda la morte di Adolfo Parmaliana, per tutti e per me vittima di mafia. In alcune parti non si dice però che i peggiori nemici di Adolfo Parmaliana sono stati esponenti di primo piano della sinistra in quell’area della provincia di Messina ma non solo.
C’era una piccola folla ad accompagnare nell’ultimo viaggio il professore Adolfo Parmaliana che per una vita si è battuto per denunciare l’intreccio tra mafia, politica, istituzioni e anche pezzi di magistratura sulla costa tirrenica messinese.
Una battaglia condotta con pochi amici fidati e nella più completa indifferenza, se non nell’aperta ostilità della politica e di buona parte dei cittadini di Terme Vigliatore.
Una battaglia conclusa con il suicidio, non un atto disperato, ma un gesto estremo di protesta che riporta alla mente i bonzi di Saigon.
Pensava di averla spuntata Parmaliana quando nel dicembre del 2005 il presidente della Repubblica aveva firmato il decreto i scioglimento del Comune di Terme Vigliatore per infiltrazione mafiosa. Erano state le sue continue denunce, i dossier documentati a far scoppiare il caso. Pensava che alla fine sarebbe arrivata la giustizia, invece dopo lo scioglimento non è successo nulla. Neanche un avviso di garanzia per gli amministratori. Gran parte di loro sono stati trionfalmente rieletti e oggi guidano di nuovo l’amministrazione comunale. L’ex sindaco cacciato dai commissari, Gennaro Nicolò, oggi è assessore, il suo vice Domenico Munafò, è il Presidente del Consiglio Comunale. Bartolo Cipriani è passato da “sindaco ombra” a sindaco effettivo.
Insomma, nulla è cambiato. Un rinvio a giudizio però è arrivato. Lo ha chiesto la Procura di Barcellona per Adolfo Parmaliana, accusato da uno degli amministratori collusi dl reato di diffamazione.
Eppure il capitano Domenico Cristaldi, che comandava la compagnia dei carabinieri di Barcellona, il suo dovere lo aveva fatto già prima dello scioglimento. Aveva stilato due lunghe informative e le aveva inviate alla magistratura. Ma a Palazzo di giustizia già la prima informativa aveva suscitato un vespaio.
A raccontarlo è proprio il capitano, nel secondo rapporto, illustrando quello che definisce «il clima di preoccupazione creatosi per il timore di uno «scoperchiamento della pentola» già a seguito dell’anticipazione informale dell’informativa preliminare che solo in data 05.05.2005 è stato possibile depositare tra “mille” resistenze». «Nella mattinata del 02.05.2005 lo scrivente ha avuto un incontro con il dr. De Feis, il quale gli ha partecipato che il Procuratore Capo dr. Rocco Sisci aveva poco prima avvisato il dr. Canali dei contenuti dell’indagine, nonostante gli elementi compromettenti emersi a carico di quest’ultimo».
L’informativa dei carabinieri era stata chiamata Tsunami, e faceva una completa radiografia dei rapporti tra gli amministratori e esponeti della criminalità organizzata, ma parlava anche di alcune discutibili frequentazioni di magistrati come quelle appunto del sostituto procuratore Olindo Canali.
Tra i suoi amici uno in particolare ha suscitato l’interesse dei militari: si chiama Salvatore Rugolo è il figlio di uno dei più potenti boss mafiosi della zona, ucciso il 20 febbraio del 1987 e cognato del capo riconosciuto della mafia di Barcellona Pozzo di Gotto, Giuseppe Gullotti, all’ergastolo per l’omicidio del giornalista Beppe Alfano. Un rapporto mai celato, tanto che i carabinieri – si legge nell’informativa – li incontrano mentre pranzano tranquillamente in una trattoria.
Ma le indagini dei carabinieri chiamano in causa anche un personaggio di altissimo livello. E’ il procuratore generale di Messina, Antonio Franco Cassata. Nel dossier Tsumani si parla dei suoi ripetuti interventi per stoppare le indagini dell’arma, paventato il ricorso anche ad un «non meglio identificato colonnello…».
Ma si parla anche delle sue frequentazione pericolose. Tutte informazioni che non hanno scalfito la sua figura, tanto da portarlo, nonostante una pesantissima interrogazione parlamentare del senatore Beppe Lumia, al vertice della Procura generale di Messina. Tra gli altri fatti annotati dai carabinieri e riportati da Lumia i rapporti di cordiale frequentazione di Cassata con il boss Gullotti e quelli con Rosario Cattafi entrambi frequentatori ossequiati dell’associazione Corda Frates, il cui principale animatore era proprio Cassata.
L’informativa Tsunami per quasi tre anni ha fatto avanti ed indietro tra a procura di Barcellona e la Dda di Messina fino a quando non è stata trasferita a Reggio Calabria, proprio a causa del coinvolgimento nelle indagini di due magistrati, Canali e Cassata. A Reggio sembra sia in attesa di archiviazione.
In archivio non dovrebbe finire invece la lettera con la quale Adolfo Parmaliana ha spiegato il suo tragico gesto. La Procura di Patti (competente per territorio) ha sequestrato il documento. «Chiedo ufficialmente che sia restituito alla famiglia e reso pubblico al più presto possibile – dichiara il senatore Lumia alla fine dei funerali di Parmaliana – ma faccio anche appello al procuratore della Repubblica di Messina, Guido Lo Forte affinché segua personalmente gli sviluppi di questa inquietante vicenda. Per quanto mi riguarda chiederò che la Commissione antimafia venga al più presto possibile a Terme Vigliatore». A Lo Forte si rivolgono con un appello anche i famigliari delle vittime di mafia.
Al funerale di Parmaliana c’erano quasi duemila persone e due soli politici: Beppe Lumia e Sonia Alfano. Il funerale si è svolto nella Chiesa del quartiere. La stessa dove la settimana scorsa si era celebrata la festa del patrono. Fuochi d’artificio e la premiazione del torneo parrocchiale di calcetto intitolato alla memoria di Mimmo Tramontata, boss mafioso in servizio permanete effettivo, morto ammazzato tre anni fa.[ad#co-11]
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