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La mafia si rafforza nel mercato della cannabis

Le mafie italiane partecipano al business dello stupefacente non più solo nella distribuzione «all’ingrosso», ma anche nella produzione. È quanto emerge dalla relazione 2008 della «Direzione centrale per i servizi antidroga» del Viminale, che analizza gli sviluppi del traffico di stupefacenti in Italia, ormai da tempo il settore più redditizio delle principali organizzazioni mafiose italiane, della cosiddetta «Mafia s.p.a.», la prima impresa italiana, per fatturato e utili e con i maggiori rapporti internazionali, che ha tratto nuovo slancio dalle possibilità offerte dalla globalizzazione. L’Italia è ormai uno snodo cruciale e strategico, un punto nevralgico per le rotte del narcotraffico internazionale, nonché uno dei principali mercati di destinazione e di consumo dell`intera Unione Europea: sempre più però le mafie stanno iniziando a produrre stupefacente.[ad#co-9]
Negli ultimi 12 mesi, infatti, l`81,07% dei sequestri delle piantagioni di canapa indiana è avvenuto al Sud: centinaia di ettari, un numero imprecisato di vivai e decine e decine di serre sparse tra Sicilia, Calabria, Puglia e Campania, terre ideali per le favorevoli condizioni ambientali alla crescita della pianta. La cannabis, dalla quale si producono marijuana e hashish, sta diventando, per il «capitalismo del crimine», l`oro verde del Meridione. Proprio recentemente, ricorda il rapporto del Dcsa, un collaboratore di giustizia di mafia ha dichiarato che dietro il proliferare delle piantagioni di canapa indiana c`è la longa manus di Cosa Nostra: la mafia ha così cominciato a produrre in proprio la droga, soprattutto parecchie tonnellate di marijuana, in quanto la coltivazione diretta offre indubbiamente maggiori guadagni e meno rischi per il trasporto. Dopo il maxi sequestro effettuato lo scorso anno nella Valle dello Jato, in provincia di Palermo, della più grande piantagione di cannabis indica (oltre 1.400.000 di piante) mai effettuato in Europa, anche durante il 2008 ne sono state scoperte vaste coltivazioni che avrebbero fruttato al dettaglio alle associazioni criminali parecchi milioni di euro. La vera novità dell`anno è stata la scoperta in Puglia di un campo coltivato a «super skunk», erba con un principio attivo del 15 per cento maggiore della cannabis classica, fino ad oggi commercializzata solo nei coffee shop di Amsterdam.

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