Un Nord che sembra esente da fenomeni di natura mafiosa. È quello che emerge dai dati sui procedimenti per concorso esterno in associazione mafiosa tra il 1991 e il 2007 elaborati dalla Direzione nazionale antimafia e diffusi ieri a Palermo nel corso del convegno “Le mafie oggi in Europa: politiche penali ed extrapenali a confronto”. Su 7.100 indagati, secondo i dati forniti dalla Direzione nazionale antimafia e dal Massimario della Corte di cassazione, ben 6.275 (l’88,3% del totale) sono in Calabria, Sicilia, Campania, Puglia, Basilicata e Campania.
A scorrere questi dati il Nord sarebbe un’isola felice dove la zona grigia, area in cui spesso si collocano i soggetti accusati di concorso esterno sulla base degli articoli 110 e 416 bis del codice penale, sarebbe assente: sono solo 825 infatti gli indagati per concorso esterno. E se consideriamo che nel periodo 1996-settembre 2007 solo 452 procedimenti sono stati definiti (ma non si sa se con sentenza di condanna o meno) la presenza delle mafie al Nord, almeno a leggere i dati della Direzione nazionale antimafia, diventa sempre meno dimostrabile. Manca, tra l’altro, totalmente il dato qualitativo degli indagati: se cioè si tratta di professionisti, imprenditori collusi, politici o altro. Lo si avrà più avanti quando sarà completato il lavoro avviato dal gruppo di lavoro che fa capo all’Università di Palermo. Per il professore Giovanni Fiandaca, promotore del convegno, è necessario affinare la definizione del reato di concorso esterno che è utile al momento dell’avvio delle indagini ma diventa un problema nella fase successiva. Mentre Francesco Forgione, presidente delal commissione parlamentare Antimafia, sostiene che va dato maggioire impulso alle indagini sulle mafie an Nord e che biosgna approdondire la presenza delel cosche in quell’area del Paese: “E’ dal 1983 che manca una relazione specifica su questo tema”.
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