Costruire percorsi di legalità partendo dalle giovani generazioni, e quindi dalle scuole, quali fucina di conoscenza e di crescita, per costruire una società migliore che sappia dare prospettive e risposte di crescita e di sviluppo. Questo l’obiettivo di “Consapevolmente nella legalità”, il progetto di Unioncamere Sicilia e della Camera di Commercio di Siracusa che vede coinvolte le scuole del siracusano. Un confronto per formare ed educare la nuova classe imprenditoriale al rispetto delle regole e della legalità, quali elementi imprescindibili, per guardare avanti. Concetti che questa mattina nella aula magna dell’Istituto tecnico Industriale “E. Fermi” di Siracusa, sono stati al centro del confronto tra gli studenti delle scuole superiori della città e il presidente della Camera di Commercio aretusea, avv. Ivanhoe Lo Bello, che nella sua veste anche di presidente di Confindustria Sicilia, promotore in Sicilia della battaglia per l’espulsione dall’associazione degli industriali di quegli imprenditori che pagano il pizzo. Con Lo Bello a portare la loro testimonianza ed il loro contributo, c’erano il Prefetto di Siracusa, Carmela Floreno Vacirca, il Questore vicario, Salvatore Arena, il comandante provinciale dei Carabinieri, col. Massimo Mennitti, il maggiore della Guardia di Finanza, Fabrizio Vanzella, e il presidente della Federazione Antiracket Italiana, Giuseppe Scandurra. Presenti anche il vice presidente e il segretario generale della Camera di Commercio, Giuseppe Gianninoto e Roberto Cappellani, il dirigente dell’Istituto “E. Fermi” professore Orazio Vinci, oltre ai funzionari della struttura camerale siracusana. « È importante partire dalle scuole – ha detto Ivan Lo Bello, introducendo i lavori – perché i ragazzi devono capire che la legalità non è un concetto astratto ma è la precondizione perché loro possano avere in futuro una prospettiva di crescita solida, civile ed economica. Gran parte del problema della disoccupazione oggi – ha proseguito Lo Bello – dipende appunto da una struttura di regole che non funzionano e che vengono spesso disattese o distorte, anche da fenomeno come la criminalità organizzata. Legalità e regole, quindi, sono l’elemento fondamentale per garantire, specialmente a chi è giovane, di avere una prospettiva seria e trasparente senza piatire magari nella segreteria di un politico, o senza essere costretto ad andarsene dalla Sicilia per trovare un posto di lavoro che gli garantisca una prospettiva di vita. Bisogna dire che negli ultimi anni vi è stata una attività repressiva fortissima da parte delle forze dell’ordine, anche ieri i carabinieri hanno arrestato alcuni mafiosi della zona nord della nostra provincia. Questi signori – ha concluso il presidente della Camera di Commercio – devono capire che hanno vita breve. E in questo senso sono fiducioso perché Siracusa è una città che ha fatto pulizia in questi anni, per cui difficilmente si potrà tornare indietro». Ma i dati, a sentire il Questore Vicario di Siracusa, Salvatore Arena, non sono però del tutto confortanti, se si considera che per quanto riguarda la Polizia di Stato, le denuncia di usura e di estorsione sono bassissime, appena 34 dal 2002 al maggio del 2010. Dall’aprile del 2009 al maggio di quest’anno, una sola denuncia di usura. Ma gli sforzi e le indagini delle forze dell’ordine, ha assicurato Arena, sono al massimo, per aiutare gli imprenditori ad uscire dall’isolamento e rompere il muro del silenzio. E in questa attività, ha voluto sottolineare il Questore vicario, indispensabili e necessarie sono le intercettazioni telefoniche, che oggi, ha precisato, si rischia vengano inibite, con quel “in presenza di gravi indizi di colpevolezza” voluto dal governo. «Sono necessarie invece – ha detto Arena – misure, come le intercettazioni, e rispetto delle regole per mettere gli investigatori e la magistratura in condizioni di colpire i clan mafiosi e fenomeni come l’usura e le estorsioni. Oggi appena il 21% degli arrestati restano in carcere, il restante 79% tra pene ridotte, e misure varie, resta libero, mentre il 49% delle imprese colpite fallisce e il 29% cambia attività». Bisogna sottrarre le risorse finanziarie della quale dispongono le organizzazioni mafiose, ha aggiunto nel suo intervento il maggiore delle Fiamme Gialle Fabrizio Vanzella. Una grande disponibilità di denaro, che finisce per distruggere, attraverso l’usura, imprenditori e semplici cittadini al quale viene negato l’accesso. Per fare questo bisogna necessariamente attuare un lavoro di squadra, anche con le organizzazioni antiracket, per indurre gli imprenditori a denunciare e a schierarsi dalla parte dello Stato. Uno Stato, ha rilevato il mag. Vanzella che deve dare risposte a quei 45 ragazzi su 100 che, come denunciava il presidente Lo Bello, alla fine degli studi non trovano lavoro. Il maggiore Vanzella così come Arena ha evidenziato l’importanza delle intercettazioni nelle indagini contro la criminalità organizzata. Un elemento, questo, che è stato ripreso anche dal comandante provinciale dei Carabinieri di Siracusa, col. Massimo Mennitti, che attraverso l’esperienza di questi anni, dell’uso delle intercettazioni, ha detto, si è potuto capire l’organigramma mafioso in provincia, e prevenire l’azione delle organizzazioni criminali. Ma è soprattutto sul rispetto delle Regole che la società civile e democratica si è dati per costruire e migliorare il futuro, in particolare delle giovani generazioni, che ha focalizzato il suo intervento il comandante provinciale dell’Arma. Sui risultati eccellenti nella lotta alla mafia, agli arresti di capi importanti, ha invece parlato il presidente del FAI, la Federazione Antiracket Italiana, Giuseppe Scandurra. All’importante apporto dato dalle Associazioni e dalle denunce delle vittime di estorsioni e usura, per fermare fenomeni criminali devastanti per la crescita e lo sviluppo imprenditoriale dei territori siciliani. Da Libero Grassi all’esperienza delle prime Associazioni di Capo d’Orlando con Tano Grasso, alle denunce fatte nel siracusano, ha ricordato Scandurra, gli imprenditori imparano sempre più che stare dalla parte delle legalità è più conveniente per rendere libere le loro attività. E chi continua a pagare il pizzo, ha precisato il presidente del FAI, bisogna avere il coraggio, come più volte detto da Lo Bello in Confindustria Sicilia, di metterlo fuori e cancellare la sua attività per tre anni. «Un atto di coraggio, come quello della denuncia – ha concluso Scandurra – e lo schierarsi a fianco delle forze dell’ordine e della magistratura, così come il non comprare, come suggeriscono i ragazzi Addiopizzo, da chi invece il pizzo lo paga alimentando la piova, può aiutarci, grazie anche agli aiuti che lo Stato oggi garantisce, a rendere libera la Sicilia e l’imprenditoria, guardando con speranza ad un futuro migliore. E le gambe per far camminare questo grande cambiamento sono i giovani, sono gli studenti». A conclusione degli interventi, che hanno fatto seguito alla visione degli spot televisivi contro l’usura e le estorsioni, è stato il Prefetto di Siracusa, Carmela Floreno Vacirca, a rispondere alle domande di alcuni studenti sulle leggi a favore di chi denuncia e sul lavoro sinergico che forze dell’ordine, magistratura, istituzioni e società civile, scuola compresa, devono sempre tenere vivo per combattere la criminalità organizzata e costruire percorsi di legalità che garantiscono libertà e sviluppo.
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