Settembre 20, 2024

Questa volta, io interista non sfegatato, scrivo per segnalare un libro dirompente e che cambia i connotati grigi al tifo e alla politica nostrana introducendo toni ironici. Un libro rivoluzionario, è il caso di dirlo. Si intitola “Interismo Leninismo. La concezione materialistica della zona”, è edito da Manifesto libri (128 pagine, 15 euro) ed è stato scritto da Luigi Cavallaro, una toga (rossa) siciliana, un magistrato tifoso dell’Inter e che in tono semiserio teorizza un collegamento stretto tra gli schemi del grande Herrera  e  l’ideologia comunista. Fino a dire che l’Inter di oggi, così poco italiana (come sostengono i detrattori)  è il simbolo dell’internazionalismo di sinistra. Insomma l’Inter (squadra che è andata in Messico a solidarizzare con gli oppressi difesi dal comandante Marcos che a Moratti scrisse una lettera accorata di ringraziamento e stima) è un club di comunisti. Intervistato dal riformista (l’ottimo giornalista è Marco Sarti) Cavallaro spiega: “Il gioco a uomo è espressione dell’individualismo. E’ un sistema capitalistico. Un’organizzazione a beneficio di alcuni individui. Mentre nel gioco a zona tutti i calciatori partecipano sia alla fase d’attacco che a quella della difesa. Senza i vincoli della marcatura a uomo. Tutti sono capaci di incrociarsi e scambiarsi nei rispettivi ruoli. Marx prefigurava il comunismo proprio così”.  E sull’Inter zeppa di giocatori stranieri dice: “Internazionalismo allo stato puro. D’altronde l’Inter nasce proprio con questa finalità. Un gruppo di tesserati fuoriusciti dal Milan in polemica con la norma che vietava la possibilità di schierare calciatori stranieri. Nell’atto costitutivo del club, datato 1908, c’è scritto: “Si chiamerà Internazionale perché siamo fratelli del mondo”.
Un libro da leggere.  Il libro dimostra, secondo la descrizione pubblicata sul sito della Rizzoli che condivido, che si può spiegare oggi cosa sia il comunismo al di là delle burocrazie e dei gulag. “Questo libro lo fa parlando non di politica, ma di calcio: raccontando come si è evoluto il calcio dal gioco “a uomo” al gioco “a zona”. E raccontando la storia dell’Inter: non per farne l’apologia, ma per spiegare in che modo questa storia, da Herrera a Mourinho, si sia intrecciata alla “rivoluzione collettivistica” della zona. Si tratta, di un racconto semiserio ma rigoroso, ispirato alla concezione materialistica della storia di Marx e Engels, e che guarda attraverso lo specchio del calcio moderno per cogliere la realtà di un mondo che funziona solo quando i suoi protagonisti – sempre più internazionali – sono capaci di pensarsi e agire come un collettivo. Insomma, un libro profondamente politico: scritto da un interista (e leninista) convinto, ma per discutere con tutti gli appassionati di calcio e di politica”. Che si può non condividere ma che è necessario conoscere.
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