«Non ci sono nemmeno i soldi per garantire l’illuminazione nel Giardino della Memoria. Rischiamo che venga tagliata la fornitura elettrica. I dipendenti non vengono pagati da due anni e lavorano con grande spirito di sacrificio. La politica si assuma la responsabilità di risolvere la questione». A parlare è Vincenzo Di Girolamo, sindaco di Altofonte, uno degli otto comuni del Consorzio Sviluppo e legalità che gestisce i beni confiscati alla mafia nel palermitano. Di Girolamo si associa alla provocazione lanciata dal presidente Giuseppe Siviglia di mettere in liquidazione il Consorzio: «È una provocazione e come tale va presa. Il Consorzio non si deve sciogliere e non si scioglierà. Ci appelliamo al buon senso del presidente della Regione, del ministro dell’Interno e dei componenti della Commissione Finanze: si faccia subito qualcosa per non disperdere il patrimonio di un’esperienza decennale che ha contribuito al riscatto di un intero territorio». Le cooperative che gestiscono terreni ed aziende confiscate ai boss di cosa nostra potranno utilizzare finanziamenti per oltre tre milioni di euro per la promozione, valorizzazione e commercializzazione dei prodotti agricoli e per migliorare i livelli aziendali.
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