Imprenditori siciliani ancora poco tecnologici. Tra un’email, magari certificata con la pec, e una raccomandata la classe produttiva dell’Isola preferisce ancora affidarsi al mezzo cartaceo. La pensano così 84 imprenditori su 100 che mettono la “posta” tradizionale in cima alla classifica dei mezzi di comunicazione. Soltanto al 16% delle imprese siciliane piacerebbe essere informato tramite posta elettronica, mentre un risicato 0,6% sarebbe disposto a reperire informazioni da siti internet o newsletter. Bocciato l’utilizzo dell’sms come mezzo di comunicazioni ufficiale. Idem per Skype: nessuna preferenza è stata espressa per questo tipo di piattaforma di comunicazione gratuita. Sono questi risultati che emergono dal III Rapporto E-Gov Impres@ 2010 realizzato da Retecamere e presentato questa mattina presso la Camera di commercio di Trapani nel corso della videoconferenza “Dal digital divide al digital development”, organizzata su iniziativa di Unioncamere Sicilia.
Il rapporto ha preso in considerazione un campione di 2.200 aziende su tutto il territorio nazionale, aggregate per settore e area geografica, per testare la propensione all’innovazione e l’attitudine all’uso di strumenti di tecnologia avanzata in rapporto a diversi contesti territoriali e campi di attività. Il risultato è che in Sicilia i mezzi informatici sono ancora poco diffusi e gli imprenditori guardano ancora con diffidenza a strumenti come il web per facilitare la vita della propria azienda. In altre parole, nell’Isola i canali “off line” battono quelli “on line”. Situazione capovolta al Nord. Basti pensare, infatti, che in Lombardia il 92,7% dei manager vorrebbe essere informato tramite email (nell’Isola il dato è pari al 16%) mentre la posta tradizionale è ben vista soltanto da un 6,3%.
Raggiunge la sufficienza il giudizio che i siciliani danno alla pubblica amministrazione in materia di trasparenza e diffusione delle informazioni. In questo la prima della classe è la Camera di commercio che, tra gli enti pubblici, risulta essere la più efficiente portando a casa quasi un 7 (6,52), persino al di sopra della media nazionale pari a un 6,24. Lontano dalle imprese, invece, sono i ministeri e i consorzi pubblici ai quali va un voto sotto la sufficienza (rispettivamente 5,71 e 4,04).
“I risultati di questa indagine – ha commentato Giuseppe Pace, presidente della Camera di commercio di Trapani – suggeriscono che c’è ancora molto da fare per l’ammodernamento di questo paese e, in particolare, il Sud. L’uso di strumenti informatici e telematici è un’opportunità rilevante per il rapporto tra imprese e pubblica amministrazione che va nella direzione dell’efficienza e della trasparenza”. “Bisogna colmare – ha aggiunto il segretario generale di Unioncamere Sicilia, Alessandro Alfano, – questo ritardo culturale dovuto anche alle insufficienze dell’offerta e alla carenza delle infrastrutture immateriali in alcuni contesti.
Le nuove tecnologie e i mezzi informatici sono gli strumenti del futuro sui quali si baserà l’economia di domani:
internet sarà sempre di più la porta di accesso ai mercati e la Sicilia non si può permettere di restare indietro”.
Ancora ferma al palo, poi, la diffusione degli “Open Data”, cioè i dati aperti che – senza restrizioni o copyright – vengono messi a disposizione delle pubbliche amministrazione (ma anche da privati) per la consultazione.
“In Italia – ha detto Claudio Cipollini, direttore generale di Retecamere – siamo ancora lontani dalla diffusione di iniziative quali open government e open data.
Da un sintetico monitoraggio condotto da Retecamere in Italia risultano 53 iniziative di open data di cui 5 ministeri, 1 sistema camerale, 7 regioni, 3 province e 5 altri enti. Le iniziative censite sono tutte localizzate al Centro-Nord e nessuna al Sud a testimonianza di una certa resistenza da parte della pubblica amministrazione nella diffusione del dato “grezzo”, siamo ben lontani dall’incoraggiare il riutilizzo ed il mash up dei dati per lo sviluppo di nuovi business”.
L’indagine Retecamere, infine, dedica un paragrafo anche all’età anagrafica della classe dirigente nella pubblica amministrazione. Nel Sud e nelle Isole si trovano i manager più giovani: la media è di 54 anni contro i 59 dei colleghi del Nord (la media nazionale è di 57 anni). Le amministrazioni comunali sono gli enti con la maggiore concentrazione di dirigenti sotto i 50 anni.
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