Un viaggio nel mondo oscuro degli invisibili, in quella parte di Palermo che continuiamo a non voler vedere ma che si palesa all’improvviso riportando alla nostra attenzione l’emarginazione, la droga, l’abbandono. Vite distrutte dalla banalità del male. Di questo tratta questo libro inchiesta che si intitola “Noemi Crack Bang” (La banalità del male), scritto da Victor Matteucci e Gilda Sciortino ed edito da Mediter Italia, prefazione di Leoluca Orlando Un libro che racconta la storia vera di Noemi Ocello, morta a 32 anni presumibilmente per overdose.
Noemi, ritrovata cadavere il 5 dicembre dell’anno scorso, era una giovane donna palermitana, con problemi di dipendenza, ma diversa da altre con situazioni simili perché rimane sul confine attraversandolo e riattraversandolo per anni, entrando e uscendo dal mondo degli invisibili, oscillando tra mondo integrato e mondo degli esclusi. Di solito, gli invisibili sono tali perché diventano silenziosi e spariscono dalla società civile. Al contrario, Noemi ha alternato assenze e silenzi a proteste e richieste di aiuto. Inutilmente. Tutto questo rende il caso Noemi straordinario.
Un libro inchiesta di 392 pagine, contenente una ricca e inedita documentazione cartacea e audio, supportata da una serie di testimonianze inedite e a un’incredibile mole di documenti originali che la stessa Noemi ha lasciato nelle sue comunicazioni telefoniche della durata di ore. In tutto 55 interviste a rappresentanti istituzionali, procuratori, medici, psichiatri, insegnanti, insegnanti, diretti protagonisti per colloqui complessivi di circa 90 ore. Testimonianze grazie alle quali è stato possibile comprendere il mondo nel quale Noemi ha vissuto e ciò che sono stati i 32 anni della sua vita. Anni vissuti tra strutture psichiatriche, strada, dormitori, crack house, case e fabbriche abbandonate a Ballarò e allo Sperone dove lo spaccio, il consumo di droga, la prostituzione e la violenza sono la normalità.
«Tutto ciò – scrive Victor Matteucci, uno degli autori – rappresenta una memoria di eccezionale valore documentale, in grado di definire il caso Noemi, analizzando il contesto in cui si muoveva, ovvero l’ambito delle attività legate allo spaccio e al consumo di droga, nonché le inchieste e le operazioni che hanno coinvolto i Cults nigeriani e talune famiglie di Cosa Nostra. Il caso Noemi – sempre secondo gli autori – non è un caso di tossicodipendenza e non è un caso psichiatrico. La soluzione scelta per raccontare la sua storia è stata quella di indagare la sua vita, a partire dalle sue relazioni con la famiglia, la scuola e con le istituzioni».
Il sottotitolo “La banalità del male” è chiaramente tratto dal saggio di Hanna Arendt: «è evidente che, nella “vicenda Noemi”, non vi sia alcun disegno deliberato – sottolinea Matteucci – tuttavia, l’insieme di atti, procedure, comportamenti, pur nella loro specifica casualità, neutralità, involontarietà, hanno composto un risultato finale drammatico. Il male, quando è un prodotto collettivo, ha di solito questa natura banale di atti comuni e non voluti. In effetti, la tesi del libro è che non si debba individuare un capro espiatorio, quanto riformare il sistema dell’assistenza e della protezione sociale. In particolare, l’inchiesta denuncia la mancanza di un tutor in grado di affiancare soggetti vulnerabili come Noemi e l’esigenza di una risposta istituzionale integrata realmente in rete tra tutti i servizi».
Il libro sarà presentato alle 17,00 di sabato 25 settembre alla Biblioteca Comunale di Casa Professa. Insieme agli autori, ci saranno: il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando; il dott. Salvatore De Luca, Procuratore Aggiunto – .Procura di Palermo; Nino Rocca, operatore sociale; Antonella Di Bartolo, dirigente dell’ICS “Sperone Pertini”.
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