Oggi che è nell’occhio del ciclone sarebbe fin troppo facile far finta di non aver mai conosciuto Giuseppe Ciarrapico, l’editore che si è dichiarato nostagico del fascismo ed è candidato per il Pdl al Senato. E invece io voglio qui ricordare che Cirrapico l’ho conosciuto e anche bene perché è stato l’editore del giornale in cui io ho lavorato dal 1997 al 2000: Oggi Nuovo Sicilia. Un quotidiano, pubblicato a Palermo in quegli anni, che vendeva poco ed è stato chiuso dal Ciarra, come lo chiamavano e lo chiamano tuti, perché era antieconomico tenerlo aperto e forse anche perché il processo al suo amico Giulio Andreotti si era concluso. O forse anche perché ciò che doveva essere fatto in Sicilia in quegli anni era stato fatto: di quegli eventi si sono occupati i magistrati che hanno indagato sul crac Parmalat: la vendita della Ciappazzi su tutto. In quegli anni si è concretizzata con un acordo editoriale l’amicizia tra Giuseppe Ciarrapico e la famiglia Berlusconi: i giornali dell’editoriale Oggi Nuovo e gli altri del Gruppo Ciarrapico in alegato con Il giornale di Via Negri. Un fatto positivo certamente per numerosi giornalisti. E va bene che siamo in campagna elettorale ma Ciarrapico già in quegli anni non ha negato di essere fascista: del resto certi libelli fascisti li ha anche pubblicati. ma non ha neanche potuto negare di essere statoi amico di certi principi rossi insieme all’amicizia di altri, appartenenti alla razza del cosiddetto generone romano. Insomma da uomo navigato il Ciarra, e chi vuole chiamarlo così co n dispregio riesce nel suo intento, sa come relazionarsi con tutti: rossi e neri, bianchi e no. Amava e ama rccontare di quel giorno lui nella Piazza Rossa a Mosca ad assistere alla sfilata con il vertice del Cremlino in gran parata. Ricordo ancora quando voleva acquistare il palazzo che fu sede dell’Ora a Palermo e trattava con quei “comunistazzi” che ne erano proprietari e alla fine, ma su questo non potrei giurarci, arrivò a ottenere il palazzo in affitto o così sembrava in attesa di acquistarlo.
Il Ciarra è un uomo generoso ma soprattutto affettuoso. Il giorno in cui morì Vito Guarrasi, di cui si diceva grande amico, fece pubblicare un suo scritto sul giornale. Guarrasi, avvocato chiacchierato per i rapporti che avrebbe avuto con certa borghesia mafiosa palermitana, era stato nel ’48 candidato del Fronte popolare e amministratore del quotidiano comunista L’Ora (il mitico quotidiano palermitano del pomeriggio). La politica li aveva divisi ma i comuni interessi (culturali, ho sempre pensato) li aveva uniti.
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