PALERMO – Ha sfilato a Palermo il corteo degli studenti delle navi della legalità partiti dall’aula bunker dell’Ucciardone. Dietro lo striscione ‘Per non dimenticare’ sorretto da ragazzi di diverse età, Maria Falcone e il ministro per le Politiche giovanili Josefa Idem. Dai balconi lenzuola bianche e bandiere tricolori a mostrare solidarietà. Con la colonna sonora de ‘I cento passi’ il corteo si è diretto all’Albero di Falcone e alle 17.58 il trombettiere della polizia di Stato ha eseguito il Silenzio in ricordo di tutte le vittime della mafia. Si è chiusa così la cerimonia ufficiale di commemorazione delle stragi di Capaci e di via D’Amelio in cui 21 anni fa persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Poco prima il presidente del Senato Piero Grasso aveva nominato una ad una tutte le vittime salutate tutte da un lungo applauso delle migliaia di giovani riuniti sotto l’Albero di Falcone in via Notarbartolo. Nel preciso momento in cui le note iniziavano ad uscire dalla tromba, centinaia di palloncini colorati, bianchi, rossi e verdi, sono stati lasciati liberi riempiendo di colori il cielo di Palermo.
«Sono qui, insieme ai ragazzi delle scuole, per onorare la memoria di Giovanni Falcone e di tutte le vittime della mafia – ha detto il presidente del Consiglio, Enrico Letta – Ma, per me, il senso della mia presenza oggi a Palermo è quello di una lotta senza quartiere, con nuove leggi e con un nuovo impegno che metteremo perché la mafia purtroppo ancora esiste e dobbiamo batterla definitivamente». Ai giornalisti che, al suo arrivo a Palermo, gli chiedevano se sul fronte della lotta alla mafia ci sarà un maggiore impegno per la Sicilia, il premier ha risposto: «Lo faremo». Letta e Grasso hanno partecipato alla Messa in ricordo di Falcone, della moglie e dei cinque agenti di scorta uccisi nella strage.
«Penso che la politica debba essere unita nella lotta alla mafia perché la lotta a Cosa nostra non ha un colore politico, deve essere come i diritti umani: senza bandiera» ha sottolineato il presidente della Camera, Laura Boldrini a Palermo per partecipare al corteo. «La politica – ha continuato – si deve dotare di armi non spuntate nella lotta alla mafia, è questo l’augurio che faccio affinché si possa portare avanti una battaglia seria e arrivare una volta per tutte a mettere il punto». Boldrini ha rimarcato tra l’altro che «il lavoro è l’unico antidoto contro la mafia».
Le navi della legalità, simbolicamente ribattezzate Giovanni e Paolo con le gigantografie dei giudici uccisi 21 anni fa dal tritolo di Cosa nostra, sono arrivate a Palermo con a bordo circa tremila studenti partiti ieri da Napoli e Civitavecchia insieme al presidente del Senato, Pietro Grasso, al ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, il sottosegretario all’Istruzione, Marco Rossi Doria, il presidente di Libera, don Luigi Ciotti, il commissario antiracket, Giancarlo Trevisone e il presidente Rai Anna Maria Tarantola.
Ad accogliere le navi tra cori festanti, oltre a Maria Falcone e alle istituzioni, centinaia di studenti di Palermo e della Sicilia che indossavano le magliette con su scritto ‘Le nuove rotte dell’impegno, in mano tanti palloncini, bandiere con il tricolore. Decine gli striscioni preparati dai giovani con tanti slogan antimafia: “la libertà non ha pizzo”, ‘”mafiosi voi come arma avete il terrore, noi il coraggio come Falcone e Borsellino”, “l’antidoto della mafia è la memoria”, “insieme liberiamoci dalle catene di tutte le mafie”, “le loro idee camminano sulle nostre gambe e ora tocca a noi”.
«Al momento di partire stavamo per abbandonare l’idea ma abbiamo deciso che le sfide vanno affrontate e abbiamo vinto questa sfida. Così, nonostante il mare mosso, siamo riusciti ad arrivare», ha detto parlando dal palco Pietro Grasso. «E’ la prima volta come presidente del Senato – ha aggiunto – ma l’emozione è sempre la stessa. Vedere tanti giovani qua è una grande emozione».
Quindi, rispondendo ai giornalisti in merito alla presunta trattativa Stato-mafia, il presidente del Senato ha detto che «le indagini sono in corso. I processi si devono fare, alcuni sono già stati fatti, dobbiamo continuare sempre nella ricerca della verità. Verità e giustizia sono valori fondamentali, cui ci hanno educato Giovanni e Paolo». ‘«Spero – ha continuato – che anche la politica possa dare un contributo, per quello che può, attraverso delle commissioni».
Arrivando nell’aula bunker del carcere Ucciardone, il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri ha voluto ribadire che «l’impegno del governo contro la mafia è un impegno serio, fermo e molto deciso». «Abbiamo già detto che non abbiamo nessuna intenzione di arretrare nel contrasto alla criminalità organizzata – ha rimarcato Cancellieri – la volontà c’è, non c’è nessun ripensamento e la combatteremo fino in fondo. La lotta è anche contrasto alle ricchezze di Cosa nostra. E su questo siamo intenzionatissimi ad andare avanti».
Alla cerimonia di saluto ha partecipato anche il fondatore di Libera don Luigi Ciotti, sottolineando come «il miglior modo per ricordare Giovanni e Paolo è quello di impegnarsi di più tutti perché la speranza deve portare il nostro nome».
Mentre la sorella del giudice Falcone, Maria, ha tenuto a rimarcare che «il 23 maggio non è una vuota passerella, ma il momento conclusivo di un percorso educativo lungo un anno. Per noi è un obbligo – ha aggiunto commossa – dare risposte a questi ragazzi e creare in loro l’amore per lo Stato e la voglia di difenderlo».
Al bunker di Palermo anche lo scrittore Roberto Saviano. «Questo è un luogo quasi sacro, da qui è iniziato un percorso di diritto e analisi, non solo in Italia ma nel mondo. Non c’è paese al mondo che non prenda spunto dalla giurisprudenza italiana per affrontare il tema della mafia. Questo – sono state le parole di Saviano – è un posto da cui il diritto si è irradiato in tutto il mondo».
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