I giovani imprenditori aderenti alla Confapi si candidano a gestire i beni confiscati alle mafie e incassano la benedizione del ministro dell’Interno Roberto Maroni e l’adesione dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati guidata dal prefetto Mario Morcone. L’idea, a metà strada tra la responsabilità sociale d’impresa e il business puro, è di Valentina Sanfelice di Bagnoli, presidente dei giovani di Confapi dal 2008, che ha firmato già un protocollo di intesa con l’Agenzia nazionale per i beni confiscati. Alla Confapi hanno già stilato un elenco di imprenditori pronti a gestire aziende confiscate alla mafia. Sono una trentina e arrivano da tutta Italia: sette da Napoli, sei da Bari, quattro da Vicenza, due da Catania e poi da Milano, Avellino, Caserta, Macerata, Roma, Torino, Pisa, Cagliari e Benevento. la Lista, anche sulla base delle indicazioni dell’Agenzia, sarà inviata ai tribunali e qui i giudici per le misure di prevenzione potranno scegliere a chi affidare l’azienda sequestrata. Secondo la Confapi, l’imprenditore dovrà essere retribuito per la sua prestazione. Il meccanismo è ancora da individuare ma l’ipotesi è di remunerarlo in rapporto al fatturato che sarà prodotto. La Confapi chiede poi che una volta confiscata l’azienda venga venduta a un prezzo congruo all’imprenditore che l’ha gestita e ha contribuito a rilanciarla.
Scopri di più da Nino Amadore
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