Stamane nell’aula bunker del carcere Ucciardone 18 commercianti hanno riconosciuto i propri estorsori in un confronto quasi faccia a faccia. Dei 30 che sono stati convocati dai magistrati per confermare o smentire il pagamento del pizzo, più della metà ha scelto di rompere il muro dell’omertà.
E in questo primo fondamentale passo è stato decisivo il ruolo dell’associazione antiracket Libero Futuro che ha saputo raccogliere attorno a sé questi commercianti e imprenditori. Un contesto ormai cambiato di cui il comitato Addiopizzo è testimone: quasi quotidianamente piccoli e grandi esattori del pizzo sono arrestati, grazie anche all’atteggiamento di collaborazione degli imprenditori. E i commercianti, anche quelli che hanno sempre pagato, hanno ormai capito che oggi si può scegliere di non pagareDa anni il comitato Addiopizzo si batte contro il racket con la campagna “Contro il pizzo cambia i consumi”, alla quale scelgono di aderire sempre più commercianti. Il “consumo critico” è la risposta dei consumatori a questi commercianti che hanno deciso di collaborare. Un concetto che – a quattro anni di distanza dal primo “attacchinaggio” – non è più solo di Addiopizzo ma di cui parlano anche importanti esponenti pubblici. A fronte di cambiamenti così epocali nella società e nel clima siciliano, il comitato lancia l’allarme per l’annullamento del regime del carcere duro previsto dal 41-bis per quasi quaranta boss. Da Antonino Madonia, che ha ucciso il generale Dalla Chiesa e il commissario Ninni Cassarà, a Giuseppe La Mattina, uno degli autori della strage di via D’Amelio. Una crociata, quella contro il 41 bis, che la mafia non ha mai interrotto. Vorremmo, invece, si tenesse alta l’attenzione e non si dimenticasse che l’introduzione del 41-bis è costato il sacrificio dei giudici Falcone e Borsellino[ad#co-7]
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