Questa volta lo Stato, a Palermo, in piazza Principe di Camporeale, rappresentato dal commissario Carmelo Aronica, ha fatto il suo dovere. Nell’impugnativa con cui ha falcidiato la finanziaria approvata dall’Assemblea regionale siciliana sua eccellenza il prefetto Aronica ha finalmente recuperato alcuni principi. E tra questi ha riaffermato che l’articolo 97 della Costituzione italiana è ancora in vigore “persino” in Sicilia. E cosa dice l’articolo 97, terzo comma per essere precisi? Dice che “Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge”. I casi stabiliti dalla legge non possono ovviamente essere migliaia ma precisi e identificati dalla norma.
E così, anche probabilmente per mancanza di copertura finanziaria anche se ciò non è esplicitato, il commissario dello Stato ha fermato la “stabilizzazione” ovvero l’assunzione a tempo indeterminato di circa 22mila persone nella pubblica amministrazione o, per meglio dire, nei ranghi degli Enti locali.
Ora, nessuno vuole gettare per strada migliaia di padri di famiglia né tantomeno togliere il lavoro a tante persone buone e preparate che tra i 22mila sono sicuro che ci sono. Ma l’occupazione clientelare degli uffici pubblici senza alcun criterio né selezione non è un atto di giustizia sociale, non è una cosa buona e giusta che s’ha da fare: è solo clientelismo becero poiché non tiene nella giusta considerazione i diritti delle altre generazioni, di altre migliaia di ragazzi che studiano, faticano per poter partecipare a concorsi che, grazie a queste famose stabilizzazioni, potrebbero non arrivare mai. E soprattutto è una violazione palese della meritocrazia.
L’impugnativa del commissario dello Stato, nel suo inevitabile tecnicismo, potrebbe (o dovrebbe) benissimo diventare un manuale di studio per i nostri politici. Vi si trovano, per esempio, numerosi riferimenti a violazioni legislative dell’articolo 3 della nostra Costituzione. Ricordiamolo questo articolo, per farci un’idea di quali interessi i nostri parlamentari hanno deciso di tutelare: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Insieme a tante altre castronerie che i tecnici dell’ufficio del commissario dello Stato hanno facilmente rinvenuto, nella legge finanziaria è stato riscontrato che secondo i nostri parlamentari ci sono in Sicilia cittadini che sono più uguali degli altri. Sentite la voce del commissario dello Stato: “La disposizione realizza una generalizzata sanatoria per tutti i concorsi banditi ed espletati, riservati a personale dipendente privo del requisito del titolo di studio, ma in possesso di professionalità acquisita all’interno delle amministrazioni”. E poi aggiunge: “La norma in questione concretizza una palese violazione degli articoli 3 e 97 della Costituzione in quanto volta a fornire copertura legale ad assunzioni e inquadramenti illegittimamente effettuati”. Il documento, all’articolo successivo, continua nell’analisi delle responsabilità di un’intera classe politica.
E non importa ormai chi ha votato a favore e chi contro perché questa pantomima stoppata da Aronica dura ormai da decenni: c’è in ballo il posto per 22mila persone e in costanza di elezioni amministrative e in vista delle regionali non si può non votare a favore di qualsiasi sanatoria. Esiste un giudice a Berlino, vien da dire, e sta in piazza Principe di Camporeale: un giudice per tutti quei giovani che sognano di stare in Sicilia, di lavorare qui, magari di poter far parte dell’apparato burocratico mettendo a disposizione della comunità sacrifici e studio. Per gli altri, quelli che hanno prima avuto un contratto a tempo determinato che il commissario non ritiene legittimo e ora aspettano di essere definitivamente assunti, si proceda con un ottima selezione per titoli ed esami, classificandone competenze. Servirà a capire, in maniera definitiva, quali siano le potenzialità della nostra pubblica amministrazione affidata, per citare ancora l’impugnativa, a gente che non aveva ai titoli e si è fatta l’esperienza lavorando. Perché, cito ancora l’impugnativa, “il previo superamento di una qualsiasi prova scritta ed una orale è infatti un requisito troppo generico per autorizzare la successiva stabilizzazione senza concorso in quanto la norma in questione non garantisce che il previo concorso sia riferibile alla tipologia e al livello delle funzioni che il personale successivamente stabilizzato sarà chiamato a svolgere”.
In altre parole, mi si perdonerà la digressione, quella definizione tecnica si può tradurre così: la nostra pubblica amministrazione è stata affidata per tanti anni, spesso ma non sempre ovviamente, a dei praticoni.
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