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Giochi: la caccia alla fortuna vale il 6% dei consumi

Calano i consumi delle famiglie italiane, cresce la spesa per i giochi. Secondo uno studio Agipronews su dati Istat e Confcommercio, nel 2009 ogni italiano residente ha speso a caccia di fortuna 906 euro, vale a dire il 6% dei consumi generali annui, che ammontano a 15 mila euro netti. Per valutare il trend, basti notare che appena due anni fa i consumi erano pari a 15.454 euro, mentre la spesa per i giochi pubblici si fermava a 713,5 euro, vale a dire al 4,6%. E proprio nell’ultimo biennio, mentre i consumi generali si contraevano sull’onda della crisi economica, il comparto giochi è esploso, aumentando la raccolta da 42 miliardi a oltre 54, con un incremento del 29,2%. Un andamento contrapposto in parte spiegabile con la progressiva liberalizzazione dei giochi, velocizzata proprio a partire dal 2007.
Le variazioni diventano ancora più significative a livello regionale. Il primato del gioco è dell’Abruzzo, dove ognuno spende mediamente 1101 euro annui, corrispondenti all’8,6% dei consumi. Appena inferiore, si legge nello studio Agipronews, la percentuale della Campania, 8,5%, con 927 euro l’anno. Terzo gradino per il Molise (848, 7,2%). All’estremo opposto (4%), il Trentino Alto Adige, dove non si spende pochissimo per giocare (801 euro), ma dove tale spesa incide in misura minore su consumi molto più alti della media italiana (quasi 20 mila euro contro 15 mila). Bassi anche i valori di Valle d’Aosta (4,1%) e Veneto (4,5%). Il rapporto che più si avvicina al nazionale è quello delle Marche, 6,1%. Nella media anche Lazio (6,4%) e Lombardia (6,3%).
La spesa pro capite più alta per i giochi si registra nel Centro Italia: 974 euro a persona, informa Agipronews, contro i 939 nel Nord e gli 824 del Sud. Ma questo dato, preso in termini assoluti, non aiuta a capire quanto tale spesa incida sulla disponibilità economica individuale. In effetti, se si analizza il rapporto giochi-consumi il primato è del Sud, dove la caccia alla fortuna rappresenta nel complesso il 7,2% di quanto speso per tutti i beni di consumo. Il rapporto scende al 6% nel Centro Italia e al 5,5% al Nord.

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