«Papà, la vita è stata molto crudele con noi…». È la lettera immaginaria scritta da una ragazza al padre Emanuele Argenti, ucciso nel 1991 in un agguato di mafia, quando lei aveva pochi mesi.
Lo ha fatto attraverso il giornale mensile «L’Emilio», pubblicato dall’istituto scolastico che frequenta, il Liceo Socio Psico Pedagogico «Dante Alighieri». Alla famiglia di Emanuela, considerata dagli investigatori affiliata a Cosa Nostra, è stato dato il soprannome di «Iattari» (gattari). “Mi manchi, mi manca potere pronunciare la parola ‘papa» – scrive – per una volta in vita mia. Mi manca poterti abbracciare, giocare con te… Mi manca poter dire ‘oggi sono stata con mio papà”. E ancora: “Il desiderio è forte e la rabbia è tanta nei confronti del mondo. Rabbia dovuta alla consapevolezza di non poter essere più completamente felice. Mi sento come una foglia caduta da un ramo e spezzata a metà; quella metà che in me manca e che mi lascerà per sempre incompleta ed infelice, sei tu, papà”. “Ho passato la mia vita ad illudermi che tutto questo fosse un incubo – aggiunge – e che un bel giorno mi sarei risvegliata con te accanto al mio letto a darmi il buongiorno. Ma non è così! E lo sto capendo adesso che crescendo ho ancor più bisogno di te, bisogno di sentirti vicino nei momenti difficili, bisogno di un semplice tuo gesto di affetto, bisogno delle tue parole, bisogno della tua sicurezza, di essere felice, insomma bisogno del mio papa”.
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