Ottobre 22, 2024

Oltre duecento magistrati hanno firmato un appello per esprimere la solidarietà al sostituto Procuratore di Palermo Nino Di Matteo, nei cui confronti il Procuratore Generale della Cassazione ha avviato un procedimento disciplinare per una intervista rilasciata alla stampa in merito alla nota questione delle intercettazioni  che avevano, casualmente coinvolto anche il capo dello Stato nell’ambito dell’inchiesta sulla trattativa tra Stato e mafia. [banner size=”468X60″ align=”aligncenter”]Le intercettazioni tra Napolitano e  Mancino sono state distrutte proprio nei giorni scorsi dal gip di Palermo che ha eseguito la sentenza della Corte costituzionale dopo che il Quirinale aveva sollevato un conflitto d’attribuzione. L’inziativa, che è stata avviata da Giovanni Favi, giudice del Tribunale di Torre Annunziata (Napoli), sottolinea la ”preoccupazione per una eventuale tendenza a configurare l’illecito disciplinare in termini esclusivamente formali cosi’ minando potenzialmente di fatto l’indipendenza interna della magistratura”. In poco tempo, già più di duecento magistrati, in servizio presso uffici giudicanti e requirenti in tutto il territorio nazionale, hanno sottoscritto l’appello nella condivisione della sussistenza di un interesse generale e diffuso di tutti i magistrati
per la questione disciplinare oggi contestata a Di Matteo. Per gli
stessi motivi è stata convocata, dalla Giunta Distrettuale di Palermo
dell’Anm, per il prossimo 7 maggio, un’assemblea straordinaria dei
magistrati di quel distretto. Ecco uno stralcio della lettera di solidarietà
firmata dai pm: “Agli Organi di Autogoverno, fondamento della garanzia
della indipendenza della magistratura è attribuita, ovviamente, dal
punto di vista giuridico, la competenza a valutare l’applicabilità, al caso che ha interessato il collega Nino Di Matteo, della giurisprudenza del Csm, secondo la quale non ha rilevanza disciplinare il fatto in sé che siano state rese delle dichiarazioni sulle indagini da un soggetto diverso dal Procuratore – si legge – Parimenti è compito dei predetti Organi di valutare se la sussistenza di intercettazioni riguardanti il Capo dello Stato, a cui si accenna nell’intervista rilasciata da Nino Di Matteo da cui appare scaturire l’azione disciplinare, era sostanzialmente un fatto notorio, in quanto se ne era dato già ampio risalto nei mass media”.  E ancora: “Tuttavia proprio il fondamento costituzionale dell’Autogoverno che chiama ogni singolo magistrato a partecipare, nei modi opportuni, al medesimo conduce a manifestare, all’interno dell’Ordine Giudiziario, la preoccupazione per questa vicenda. Con la sottoscrizione del presente appello i firmatari quindi manifestano, con riferimento all’azione disciplinare che risulta promossa, in base alle notizie diffuse dagli organi di stampa, nei confronti di Nino Di Matteo, preoccupazione per una eventuale tendenza a configurare l’illecito disciplinare in termini esclusivamente formali, a prescindere da una effettiva lesività della condotta, che può oggettivamente esporre ogni singolo magistrato a rilievi, minando potenzialmente di fatto l’indipendenza interna della magistratura”. Per concludere: “Le preoccupazioni di cui sopra sono inoltre rese ancor più gravi dalle minacce di morte successivamente rivolte al dottor Di Matteo, ed ad altri suoi colleghi, dato che la percezione esterna (ancorché in ipotesi del tutto errata) di un collega isolato all’interno della magistratura può evidentemente aumentare il rischio di aggressioni esterne, specialmente in un ambiente estremamente difficile come la Sicilia. Si invitano quindi i colleghi a sottoscrivere anche pubblicamente il presente appello”. (AdnKronos)


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