Con un quasi il 4% del prodotto interno lordo, circa 170 mila aziende, il 6% degli occupati complessivi dell’economia nazionale e circa 700 mila volontari, con un valore aggiunto pari a 60 miliardi di Euro l’Altra Economia si mostra, nel Primo Rapporto dell’Altra Economia in Italia presentato alla Festa Nazionale dell’Altra Economia aperta da oggi a Roma, un settore forte capace di contrastare la crisi economica in atto e di proporre nuove strade alternative ai piani economici futuri.
Quello dell’Altra Economia è un mondo variegato che non è riconducibile al solo ambito del nonprofit, o dell’economia cooperativa o ambientale. Il settore vede la compresenza di realtà molto diverse tra loro: imprese industriali o di servizi, finanza e credito cooperativo, organizzazioni non governative ed associazioni di assistenza, rappresentanze di interessi ed organizzazioni culturali, ecc. Un sistema di attività economiche che producono beni o servizi non legati solo alle logiche del profitto e un sistema di attività sociali che hanno l’obiettivo di migliorare il benessere dei cittadini, la solidarietà sociale e la sostenibilità ambientale.
I soggetti che realizzano tali attività sono organizzazioni economiche (imprese e cooperative) o sociali (associazioni, comitati, reti, fondazioni,etc.). L’altra economia, dunque, è il tentativo di ricomporre la divaricazione tra comportamenti economici e dimensione sociale, in una prospettiva di sostenibilità ambientale.
“Il Primo Rapporto sull’Altra Economia in Italia ci fornisce una fotografia esatta sulla presenza e l’incidenza nel Paese di tutte quelle attività economiche basate sulla solidarietà e sull’utilità sociale. – ha dichiarato Luigi Nieri, Assessore al Bilancio, Programmazione economico-finanziaria e partecipazione Regione Lazio – I risultati di questa ricerca sono sorprendenti. Il quadro che ne emerge è quello di un settore vitale ed in espansione, fonte di nuova e buona occupazione che conquista un posto significativo nell’economia nazionale. È la chiara dimostrazione che puntare su modelli economici alternativi oggi è possibile ed auspicabile, specie in momento di profonda crisi come quello attuale. I dati contenuti in questa ricerca dimostrano che l’Altra Economia non è più un fenomeno di nicchia, ma una solida realtà che merita sempre più sostegno e considerazione.”
Nelle conclusioni del rapporto emerge la necessità che il più presto possibile si evidenzino le contraddizioni del modo di produrre, di consumare e di vendere che dominano il mercato, per non ripetere gli errori economici e finanziari di un sistema bulimico incapace di vedere nel futuro anche più prossimo e fragile difronte alle emergenze.
“Il rapporto ci svela che un altro modo di intendere l’economia, basato su relazioni sociali eque, sostenibilità ambientale e rispetto dei diritti delle generazioni future, non solo è possibile, ma già oggi ha una dimensione tale da coinvolgere centinaia di migliaia di
occupati e migliaia di imprese sociali, profit e non profit. – ha sottolineato Andrea Ferrante, presidente AIAB – In questo quadro, l’agricoltura biologica è settore preminente, rappresentando al contempo l’innovazione, il modello produttivo che già si confronta con le sfide di Kyoto, nuove relazioni sociali e alta qualità del lavoro. A questo si aggiungano le conseguenze virtuose di nuovi stili di vita praticati da milioni di cittadini che ogni giorno acquistano responsabilmente i prodotti biologici”.[ad#co-9]
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