“Oggi so che la mia voce è la voce di ciascun siciliano sensato, di ciascun italiano di buon senso, di ciascun uomo al mondo consapevole se dico: non si può continuare così. Il vecchio mondo è finito (..). Non possiamo non vedere che un nuovo mondo ci occorre. Se noi riusciamo ad essere la vita chi ci può fermare?” (Danilo Dolci, sabato 11 marzo 1967 piazza Kalsa, Palermo)
Con queste parole, si concluse nel 1967 un lungo corteo conosciuto come “marcia della protesta e della speranza per la pace e lo sviluppo della Sicilia Occidentale”. Parteciparono, con Danilo Dolci e Lorenzo Barbera decine di centinaia di contadini, famiglie e lavoratori, intellettuali come Carlo Levi, Bruno Zevi, Lucio Lombardo Radice, Ernesto Treccani. La marcia del 1967 fu il culmine di un lavoro di pianificazione dal basso che per anni aveva coinvolto pubbliche amministrazioni, sindacati, lavoratori, donne e uomini, nell'elaborazione di un “Piano di sviluppo condiviso per le Valli del Belice, del Carboj e dello Jato”. Fu un evento storico di partecipazione e mobilitazione popolare per i diritti, una di quelle storie italiane che si devono non solo ricordare ma riprendere e portare avanti con forza.
Oggi un gruppo molto variegato di associazioni e persone ha deciso, insieme al laboratorio Stalker, di ripercorrere il tragitto a piedi, in sei tappe, da Menfi (AG) a Palermo lanciando un appello alla mobilitazione popolare contro lo spreco, la speculazione, lo sfruttamento e la violenza di mafie,multinazionali e governi. Ripartiemo dalla Sicilia che oggi è sospesa tra un Sud in rivolta dall’oppressione e che reclama un futuro ed un Nord asserragliato, impaurito e privo di prospettive. Cerchiamo la voce e le parole di una millenaria civiltà, per esprimere ancora una volta il rifiuto della segregazione e del conflitto lungo quelle coste che sono state e che possono tornare ad essere luogo di confronto e di scambio tra culture diverse. Oggi come ieri rimane centrale il tema dell'acqua, nel '67 si trattava della costruzione delle dighe oggi la battaglia è contro la privatizzazione dei servizi idrici. Così come centrali sono l'accoglienza ai rifugiati, la salute pubblica e i rischi ambientali, le soluzioni possibili per la crisi dell'agricoltura, il sostegno alla magistratura nella lotta alla mafia, la tutela del Paesaggio e l’autodeterminazione delle comunità locali. L'arrivo a Trappeto, dove Danilo Dolci iniziò negli anni ‘50 la sua azione non violenta, è il punto di inizio per rimettere al centro temi oggi fondamentali come la mobilitazione popolare, la pianificazione partecipata, la cittadinanza attiva proponendo un progetto di recupero del “Borgo di Dio” affinchè possa diventare di nuovo un Centro Mediterraneo di Ricerca e Azione sulla democrazia partecipativa e l'economia solidale. Una nuova occasione per attraversare il territorio, ascoltarne le istanze, tessere nuove relazioni e sviluppare un agire comune.
Info su: siciliaperiperi.wordpress.com
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