“Oggi come ieri solo un grande movimento di popolo, di opinione e di cultura, può sconfiggere la mafia, facendo prevalere i principi della pacifica convivenza civile e difendendo la libertà e le istituzioni democratiche”. Questo il messaggio che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato al presidente del Centro Studi ed Iniziative Culturali Pio La Torre Onlus, Vito Lo Monaco, in occasione del convegno “Dalla mafia delle armi alla mafia dei capitali”, che si svolge nel XXV anniversario dell’assassinio di Pio La Torre e Rosario Di Salvo.
La mattina del 30 aprile del 1982 Pio La Torre, deputato del Pci e “papà” della legge che ha introdotto il reato di associazione mafiosa e la confisca dei beni dei boss, era a Palermo e stava andando alla sede del partito in macchina, una Fiat 132. Con lui c’era l’amico e collega Rosario Di Salvo. A un semaforo la macchina fu accostata da due grosse moto che fecero fuoco e uccisero i due politici. Quegli uomini, hanno accertato poi i processi, erano stati mandati da Totò Riina.
Napolitano è molto soddisfatto per la scelta di ricordare due figure come quelle di La Torre e Di Salvo e di farlo in continuità con la loro battaglia contro la mafia anche adeguando e aggiornando gli strumenti di analisi e di intervento. “Non va dimenticato – scrive il capo dello Stato – il forte originale contributo che Pio La Torre seppe dare al fine di introdurre innovazioni fondamentali nella legislazione antimafia, puntando a colpire la potenza economica e finanziaria della criminalità organizzata. Lo straordinario esempio di moralità, combattività e impegno nelle istituzioni, in continuo rapporto con i cittadini che ci ha dato La Torre e il ricordo del sacrificio suo, di Di Salvo e di quanti hanno perso la vita nella lotta alla criminalità organizzata, sono da additare specie alle giovani generazioni”.
Si fa sentire il segretario dei Ds Piero Fassino che, nonostante la differenza di età, ben ricorda Pio la Torre. “L’impegno, l’intelligenza, la generosità con cui La Torre visse ogni giorno la sua straordinaria esperienza politica – ricorda Fassino – ne fanno una delle personalità più importanti della storia del Pci e sono per tutti noi, soprattutto per i più giovani che non hanno avuto la fortuna di conoscerlo, un esempio di virtù politica e di coraggio civile”.
Ospite d’onore del convegno di Palermo è il ministro dell’Interno Giuliano Amato. “La priorità nella lotta alla mafia è portarle via i soldi, solo così possiamo decapitare i clan del disonore”, sintetizza il ministro dell’Interno. Il suo è l’intervento più atteso del convegno. “La mafia – spiega – è diventata essa stessa economia, opera come impresa, ha come capitale le grandi risorse accumulate ma ha due vantaggi tanto irregolari quanto competitivi: non ha limiti nelle risorse e sotto il tavolo c’è il ricatto della violenza che opera nei confronti degli amministratori che hanno sempre la pistola contro la schiena. Tutto ciò un’offesa al senso di onore che ha la Sicilia”. Infine un messaggio alla politica: “I partiti possono e devono fare pulizia al loro interno applicando un codice etico. Dove non può arrivare la giustizia che non può colpire i sospetti, deve poter arrivare la politica”.
Tagliare le risorse economiche è la priorità anche per il presidente della Commissione antimafia Francesco Forgione non ha dubbi: il vero modo per mantenere in vita La Torre è proseguire sulla strada che lui ha indicato, cioè “aggredire i patrimoni dei mafiosi”. “La mafia – insiste Forgione – mette in conto il carcere, ma non tollera che le si confischino i patrimoni, e noi non possiamo più tollerare che ci vogliano 5 anni dal momento del sequestro di un bene alla sua destinazione sociale”.
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