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Confindustria nazionale: fuori dall’associazione i collusi con la mafia

Su proposta del Comitato Mezzogiorno, la Giunta di Confindustria, riunitasi oggi, ha approvato all’unanimità una delibera che prevede l’introduzione, nei Codici etici delle Associazioni del Mezzogiorno, di alcune norme speciali di autoregolamentazione e tutela volte a garantire la trasparenza delle Associazioni e delle imprese del sistema.
In molte aree del Sud, il crescente condizionamento della criminalità organizzata sulle attività legali costituisce una vera e propria “zavorra” per l’economia meridionale. Pur non sottovalutando il problema della sicurezza, è anche sulla sfida del rafforzamento delle condizioni di libertà economica che si giocano le possibilità di sviluppo del Mezzogiorno. Ed è su questo fronte che gli imprenditori possono ricoprire un ruolo fondamentale.
L’iniziativa di oggi conferma e rafforza l’impegno che Confindustria ha assunto da tempo nella battaglia a favore della legalità partita nel 2007 con la svolta impressa da Confindustria Sicilia, seguita poi da diverse associazioni territoriali del Mezzogiorno. E sancita dalla stessa presidente Emma Marcegaglia, che ha istituito, sui temi della legalità e della sicurezza del territorio, una delega specifica affidata ad Antonello Montante.
“È sulla spinta delle nostre associazioni del Sud – precisa Cristiana Coppola vicepresidente di Confindustria per il Mezzogiorno – che oggi abbiamo impresso una più netta e significativa accelerazione nell’impegno di Confindustria a difesa del diritto alla legalità, perché l’adozione di comportamenti estranei ad ogni logica mafiosa, diventi patrimonio comune e condiviso da tutto il sistema. E, in questo senso, va sottolineata l’immediata adesione di Assolombarda”.
Le norme approvate oggi dalla Giunta prevedono per i Probiviri di ogni Associazione del Sud la facoltà di proporre le seguenti sanzioni: l’espulsione dell’impresa nel caso in cui sia accertato che l’amministratore o altri soggetti direttamente legati alla titolarità dell’impresa siano stati condannati, con sentenza passata in giudicato, per reati di associazioni di tipo mafioso, anche straniere; o quando i beni di proprietà dell’imprenditore siano stati colpiti da provvedimenti definitivi di confisca; la sospensione dell’impresa, nel caso in cui non abbia già deciso essa stessa in tal senso, scatta quando siano state irrogate in capo all’impresa e ai suoi legali rappresentanti misure di prevenzione o di sicurezza; quando siano state emesse sentenze di condanna non ancora passate in giudicato per i reati sopra indicati; quando sia stato accertato che sono in corso procedimenti penali a carico degli amministratori o di altri soggetti direttamente legati all’impresa concernenti la contestazione di aver commesso uno dei citati reati, o quando si ha conoscenza dell’emissione, nei confronti di dette persone, dell’applicazione di misure cautelari personali per tali ipotesi di reato.
Inoltre, le nuove norme stabiliscono anche che le Associazioni territoriali si possono costituire parte civile nei processi che vedano le imprese parte lesa o imputata.
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