A distanza di poco più di cinque mesi dal varo è già aperto il cantiere per la manutenzione del Codice antimafia. La prima iniziativa in materia, peraltro prevista dalla legge delega (la legge 136/2010), parte da Palermo e in particolare dall’Osservatorio nazionale sulla confisca costituito dal Dems, il dipartimento di Studi europei e dell’integrazione internazionale dell’Università di Palermo diretto da Giovanni Fiandaca, e finanziato nell’ambito dei progetti di rilevanza nazionale gestiti dal ministero dell’Istruzione i cui partner sono i tribunali di Milano, Palermo, Roma e Napoli, la Fondazione Progetto legalità in memoria di Paolo Borsellino e la Procura nazionale antimafia guidata da Piero Grasso. Proprio a Fiandaca rimanda la relazione alla legge delega con riferimento alla commissione presieduta dal penalista palermitano alla fine degli anni Novanta: quel gruppo di lavoro aveva già preparato un testo base conosciuto dagli addetti ai lavori come codice Antimafia. Nell’ambito della manutenzione del nuovo codice Antimafia, che ha poco più di cinque mesi di vita (il Dlgs è il 159 del 6 settembre 2011), c’è già un documento con 16 proposte elaborato dall’Osservatorio in collaborazione con le rispettive sezioni delle misure di prevenzione dei tribunali partner: da quella di Milano presieduta da Giuliana Merola a quella di Palermo alla cui guida c’è Silvana Saguto. Diversi gli aspetti che necessitano di un intervento. Sulla cosiddetta confisca breve, per esempio, si sono pronunciati nei mesi scorsi in parecchi: il termine dei 18 mesi per il completamento dell’iter di confisca è ritenuto “ultradelega”, ovvero non avrebbe rispettato le indicazioni del Parlamento. Serve «un aggiustamento della disciplina del sequestro in modo da renderlo, tra l’altro, più fedele ai contenuti della legge delega – spiega Fiandaca –. Bisogna poi dare maggiore spazio alla misura del controllo giudiziario e aspetto certamente non secondario è quello di dare un contributo a una migliore definizione del ruolo dell’agenzia nazionale per i beni confiscati». Il documento è attualmente al vaglio delle più importanti procure distrettuali antimafia (quelle di Reggio Calabria, Messina e Lecce hanno dato un primo ok) e della procura nazionale antimafia. Per il pomeriggio del 17 febbraio è stata fissata a Palermo una riunione cui parteciperanno tutti i soggetti interessati per il definitivo via libera al documento mentre il 18 le proposte saranno presentate ai ministri competenti (quello della Giustizia Paola Severino ha già assicurato che sarà presente) nel corso di un convegno che si terrà sempre a Palermo nell’aula magna della Facoltà di Giurisprudenza.
Scopri di più da Nino Amadore
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