Condanne per poco meno di 80 anni di carcere sono state chieste dai Pm della Direzione distrettuale antimafia di Palermo Nino Di Matteo e Lia Sava nei confronti di un gruppo di presunti appartenenti alla cosca di Villabate. La pena più alta, 12 anni, è stata chiesta per Francesco Caponnetto, accusato di associazione mafiosa e estorsione. Le altre pene riguardano Gioacchino Badagliacca, per il quale sono stati proposti 10 anni, Vincenzo Paparopoli, commerciante di prodotti ortofrutticoli (8 anni), Vincenzo Alfano e Giampiero Pitarresi (9 anni e 4 mesi ciascuno), Giuseppe Costa e Francesco Terranova (8 anni ciascuno), il padre del reggente del mandamento di Villabate, Antonino Mandalà (6 anni), Matteo D’Assaro (3 anni), Giuseppe Di Noto, ingegnere (5 anni) e l’architetto Oscar Amato, che risponde solo di favoreggiamento e per il quale è stato chiesto un anno e 4 mesi.
Al centro della requisitoria, tenuta oggi nell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone, le vicende collegate all’approvazione del piano commerciale del Comune a 5 chilometri da Palermo: i boss avrebbero sposato in in pieno il progetto della società Asset development, vicina a imprenditori di sinistra, che intendeva realizzare un mega centro con spazi culturali e cinematografici in un’ampia area del territorio di Villabate. I Pm Sava e Di Matteo hanno parlato del grande interesse della cosca capeggiata da Nicola Mandalà poer questo piano e della cogestione che i boss avrebbero voluto assicurare sia negli appalti che nella prosecuzione dell’attività del megacentro.
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