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Cantina Palmeri, il vino figlio dell’amore di Ueli Breitschmid per la Sicilia

In principio fu il rosso. Rosso come l’amore di Ueli Breitschmid e della sua famiglia per la Sicilia. Sì, perché quella che vi stiamo per raccontare è una bellissima storia d’amore e di impresa in un luogo dove, si può dire, matura il vino siciliano per eccellenza: ad Avola, in provincia di Siracusa.

E questa è la storia di un imprenditore e di una famiglia che ha ad Avola non ha solo investito denaro ma anche affetti con una passione che non ti aspetti. Loro sono i Breitschmid, un nome che ai non addetti ai lavori probabilmente non dice nulla visto che in Svizzera controllano l’omonimo gruppo che è leader mondiale nell’ambito dei prodotti odontoiatrici.

Ed è stato Ueli, nel 2002, a decidere di acquistare ad Avola la tenuta Palmeri, scoperta quasi per caso: “Ero alla ricerca di miele quando ho saputo che la proprietà in cui ero entrato era in vendita – raccontato -. Tutta la mia famiglia conosceva già molto bene la Sicilia: io, mia moglie Erika e le nostre quattro figlie andavamo lì regolarmente in vacanza. Fino a quel momento avevamo sempre affittato un appartamento, a volte qui, a volte lì. E quindi ci siamo detti: come sarebbe avere una casa in Sicilia per sempre?”

Era il 2002 e solo qualche settimana dopo queste vacanze Ueli Breitschmid ha deciso di acquistare la Tenuta Palmeri. Da quel momento in poi, la famiglia ci è andata molte volte l’anno, non solo per le vacanze estive. E con loro: amici, parenti, ospiti. Ma non fare nulla, nemmeno in vacanza, non era l’idea di Ueli Breitschmid. L’imprenditore aveva due piani. Intanto trasformare la Tenuta in una cantina biologica. Nel 2005 furono piantate le prime viti su un terreno di 4,5 ettari e nello stesso anno fu avviato il restauro di alcuni edifici minori della Tenuta e la costruzione della nuova cantina.

Il secondo obiettivo di Ueli era di avviare un think tank con sede a Palmeri che nel tempo era già diventato un think tank visto che molti ospiti, attivi nella medicina dentale e nelle professioni correlate, proprio qui a Palmeri, hanno discusso, portato delle idee. Idee poi tradotte in progetti reali.

Bisogna arrivare al 2009 per vedere (e soprattutto assaggiare) il primo vino: quel Palmeri Rosso che è il simbolo, si diceva, dell’amore di Ueli, di sua moglie e delle quattro figlie per la Sicilia. Un amore smisurato, si direbbe.

“Per il momento tutta la produzione è improntata sull’utilizzo di legni francesi(barriques) per la maturazione e i vini vengono affinati in  bottiglia per 2-3 anni in bottiglia prima di essere immessi nel mercato – spiega l’enologo Antonio Campisi tornato a occuparsi delle vigne Palmeri dopo una brillante esperienza sull’Etna -. A partire da quest’anno con il mio arrivo stiamo cercando di fare vini più leggeri e pronti al consumo immediato e solo un 30% della produzione sarà destinato a vino da meditazione”.

La Cantina Palmeri sarà protagonista della VI edizione del Festival del giornalismo enogastronomico che si tiene a Palermo dal 13 al 15 dicembre: la cena del 13 sarà l’occasione per conoscere questo prodotto di eccellenza figlio di una storia di amore verso la Sicilia.

Ad oggi l’azienda conta 12 ettari vitati tutti in produzione biologica integrando ai vitigni a bacca rossa lo chardonnay, il grillo e il moscato di Noto, oltre a 600 piante di ulivi. Con la prima raccolta del 2009 sono state prodotte 12 mila bottiglie. “Ad oggi- dice Antonio Campisi – siamo arrivati a produrre circa 60.000 bottiglie tra bianchi, rossi, rosati e spumanti. Nel 2020 usciranno dalla cantina le seguenti novità: Syrah 2019 circa 2000 bottiglie di vino naturale senza solfiti aggiunti, Nero d’Avola rosè selezione Nora 2019 circa 5000 bottiglie, Nero d’Avola spumante 2019 circa 4000 bottiglie. Abbiamo inoltre sperimentato la produzione di grano russello su circa 1.5 ettari per produrre pasta bio e farina bio. Produciamo sugo di pomodoro bio (1000 bottiglie) e succo di arancia bio (2000 bottiglie)”.

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