Ciro Caravà, 52 anni, arrestato oggi nell'operazione di mafia della Dda palermitana portata a termine dai carabinieri del Ros è il sindaco di Campobello di Mazara, comune di circa 11 mila abitanti, «dalla doppia faccia». Scrivono i pm Marzia Sabella, Teresa Principato, Pierangelo Padova, nella richiesta di custodia cautelare accolta dal gip Maria Pino.
«Se da un lato, nella sua veste di 'uomo pubblicò, si presentava come un vero e proprio paladino degli irrinunciabili valori della legalità e della lotta antimafia, dall'altro, ben conscio dei suoi inderogabili doveri di associato, faceva giungere ai vertici della consorteria le proprie scuse per le espressioni usate contro il sodalizio mafioso nelle occasioni ufficiali».
Caravà è stato eletto la prima volta sindaco nel giugno 2006, dopo il ballottaggio col candidato di centrodestra Daniele Mangiaracina, ed era appoggiato dalle liste di Rifondazione comunista, Democratici di sinistra, Pdci, socialisti. Nel maggio
scorso è stato rieletto, sempre dopo il ballottaggio con lo stesso Mangiaracina, ed era appoggiato dalle liste del Partito democratico del Movimento per l'autonomia (che la volta precedente appoggiava Mangiaracina) e la lista Democrazia e libertà in cui confluì anch l' Api.
«È stato accertato che l'associazione mafiosa campobellese – scrivono i magistrati – al fine di infiltrarsi nella gestione della res publica aveva fatto convergere il suo decisivo sostegno elettorale su Caravà, il quale, ponendosi come un rappresentante della famiglia, una volta eletto sindaco consentiva ai suoi sodali di controllare l'amministrazione comunale, garantiva sistematicamente gli interessi di qualunque natura (principalmente, ma non solo, in tema di appalti pubblici) della consorteria diretta da Bonafede, senza peraltro trascurare, a ulteriore riprova della sua affectio, le esigenze
del singolo associato in quanto tale».
Caravà aveva fatto alcune nomine durante il suo mandato prendendo le persone all'interno della famiglia mafiosa locale, dicono i pm. Donatella Vivona, consulente del gabinetto del sindaco è moglie di Gaspare Lipari, anche lui arrestato oggi; Giuseppe Panicola, eletto consigliere comunale è genero di Paolo Tripoli, arrestato nel '98 per mafia; Rosa Stallone, assessore alla solidarietà sociale, è cognata di Filippo Sammartano arrestato per mafia; Franco Indelicato, «u sacrestanu», consulente del sindaco, anche lui arrestato per mafia e accusato di gestire un traffico di droga.
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