Gioia Sgarlata
Il 22 aprile agli Stati generali dell’edilizia illustrerà il documento sicurezza dell’Ance per il Mezzogiorno. E le richieste al governo. Per mettere un freno alla crisi ma soprattutto per far sì che lo Stato intervenga con forza contro le infiltrazioni negli appalti e il controllo mafioso del territorio. Lui è Vincenzo Bonifati,61 anni, cosentino, titolare della Bocoge Infrastrutture e da un anno e mezzo guida il Comitato per il Mezzogiorno dell’Associazione costruttori. «Se non si interviene in maniera chiara contro la criminalità – dice – c’è il rischio che le imprese si trovino schiacciate tra mafia e antimafia. E a pagare il prezzo più alto saranno ancora una volta, le regioni del Sud».
La sua è una provocazione o una constatazione?
In questi anni è accaduto più volte che un cantiere sia stato sequestrato in presenza di una fornitura di calcestruzzo o di bitume da parte di un’azienda controllata dalla criminalità e che è stata indagato anche l’imprenditore che ha vinto l’appalto presupponendo un dolo, una complicità. Dunque: appalto bloccato, lavori fermi, danno alla collettività. Ma tutto questo può essere evitato se lo Stato interviene prima e non dopo l’appalto.
In che modo?
Istituendo un albo di tutte quelle attività come la fornitura del calcestruzzo o del bitume che per motivi tecnici sono legate al luogo in cui si svolgono i lavori e non alle imprese aggiudicatarie. Faccio un esempio: il calcestruzzo va utilizzato entro un’ora altrimenti non va più bene e in quel tempo una betoniera non può percorrere più di 25, 30 chilometri. Lo stesso meccanismo vale per i noli a caldo, per le cave, lo smaltimento di rifiuti, il movimento di terra verso terzi e le discariche. Tutte attività che debbono essere sviluppate vicino al cantiere. Ecco perché serve che siano monitorate periodicamente.
Cosa ne pensa del codice etico di Italcementi?
Che le intenzioni sono buone, ma che i codici di questo tipo rischiano di creare un errore di fondo: spostare la responsabilità del controllo sulle imprese, mentre questo è un compito che spetta allo Stato. Io imprenditore devo potermi recare in prefettura e sapere dalle prefetture a chi mi posso rivolgere. Anche perché le inchieste recenti evidenziano un dato inquietante: le infiltrazioni negli appalti anche al Nord.
A Gela Ance e Cgil hanno siglato un’intesa per vigilare anche sui lavoratori…
Anche questo è importante ed è chiaro che la denuncia deve continuare ad essere un’arma della lotta alla mafia a tutti i livelli: dai lavoratori agli imprenditori.
Vi convince la ricetta del governo per il Mezzogiorno?
Il governo sta puntando molto sulle grandi opere. Noi siamo convinti che però per risollevare il settore dell’edilizia e rilanciare l’economia serva puntare anche su altro. Sui lavori che interessano le piccole e medie imprese. E poi ci sono ancora troppe incognite a partire dall’entità dei fondi Fas che saranno realmente assegnati alle regioni meridionali.
Cosa pensa del piano casa?
Su questo il governo è stato abbastanza prudente. Ha calcolato i proventi del piano sul 10 per cento del patrimonio immobiliare italiano, stimando una cifra di 60 miliardi di investimento che possono rappresentare una boccata d’ossigeno per il settore.
Qual è la regione del Sud dove la crisi pesa di più?
Il sud del sud è la Calabria. È sicuramente la regione più povera in termini di investimenti e infrastrutture. [ad#co-9]
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