Si chiama Balarm ed è una borsa. Non solo: è un omaggio a Palermo e alle origini di questa città dove Miki Nagao, designer di origine giapponese, vive ormai da qualche anno. Nagao cresciuta in un ambiente familiare artistico, laureata alla Kyoto Seika Univetsity in graphic design e fotografia, si è poi lasciata trascinare in un tour teatrale, durato 4 anni, in giro per il Giappone, Australia e Europa, operando come scenografa della compagnia. Al termine del tour fa sosta a Kyoto e insieme ad alcuni amici fonda ben 2 marchi cominciando così il suo viaggio manifatturiero nel fashion system asiatico.
La passione per lo studio della pelletteria predomina nella sua vita e così, dopo 2 anni, abbandona le quote aziendali e si dirige in Italia, nella rinascimentale Firenze, con l’obiettivo di apprendere le tecniche di lavorazione italiane che da sempre hanno fatto storia nel mondo. Oggi ha unito la cultura giapponese alla manifattura italiana e ha creato un nuovo brand: Soffio di Sofia. Lo stile e la cura nella scelta dei materiali, spesso pelli in concia vegetale, sono gli ingredienti del suo progetto.
Miki Nagao, da sola progetta la collezione, realizza i prototipi e manda avanti la produzione. Oggi “Soffio di Sofia” è supportato da diversi anni di esperienza e si trova a Palermo, la capitale arabo-normanna della Sicilia. La filosofia del brand è rimasta invariata nel corso degli anni: “semplificare i concetti per tornare a vedere il mondo con gli occhi di un bambino – spiega Miki -, giocare con volumi rendendo funzionali gli oggetti, stupirsi dinanzi una borsa che da piatta diventa tridimensionale”.
Da qualche anno Miki ha avviato una collaborazione con l’artista Carlo Colli: da questa collaborazione è nata la borsa Post-Origata, un’unione tra fashion design e pittura sulla base del principio che muove l’artista nelle sue opere di “post”, vale a dire “restituire alla forma il disegno che l’ha creata”. La borsa Origata del brand nasce secondo il principio dell’origami giapponese, solamente che la carta viene sostituita dalla pelle, per segnare il punto di rottura con il ciclo di morte e rinascita secondo il pensiero shintoista.
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