Niscemi si indigna e si ribella contro le infiltrazioni mafiose, per questa ragione è nato l’Osservatorio Permanente Antimafia costituito da più di 50 associazioni, strutture religiose, organizzazioni sindacali e promosso dal sindaco Giovanni Di Martino.
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“Potere di link: scritture e letture dalla carta ai nuovi media” di Rosa Maria Di Natale (Bonanno Editore, 2009) sarà presentato il 18 settembre a Viareggio nell’ambito del Premio “DONNAèWEB”, il riconoscimento nato nel 2004 per promuovere le professionalità femminili nel web; un premio per valorizzare le donne che attraverso il web svolgono la propria attività nell’impresa, nel pubblico e nel no profit.
di Antonio Mazzeo
È il cuore di una delle aree della provincia di Messina a maggiore densità eversiva e mafiosa. Barcellona Pozzo di Gotto, comune ad una quarantina di chilometri dal capoluogo dello Stretto, per affinità storiche, politiche e criminali è definita la “Corleone del XXI secolo”. Gli ultimi trent’anni hanno visto l’ascesa delle organizzazioni criminali locali ai vertici dei traffici internazionali di armi e droga; l’alleanza con i ceti borghesi dominanti ne ha garantito la capacità di penetrazione nella politica e nelle istituzioni. Amministratori e consiglieri comunali avrebbero ricevuto pesantissimi condizionamenti. Un “buco nero” nella storia della Sicilia che solo a partire dalla fine degli anni ’90 ha richiamato l’attenzione dell’Antimafia e degli organi di stampa nazionali. Poi, nel giugno 2006, quella che sembrava potesse essere una svolta per riportare legalità e agibilità democratica: l’allora prefetto di Messina, Stefano Scammacca, disponeva un’indagine sulle infiltrazioni mafiose nel Comune. Sindaco è Candeloro Nania, cugino di primo grado e appartenente allo stesso partito di Domenico Nania, capogruppo al Senato di An. Ed è il Polo ad avere una maggioranza bulgara in consiglio.
Pasquale Inzitari, l’imprenditore-politico a cui oggi sono stati sequestrati beni per un valore di 55 milioni di euro, era stato tratto in arresto in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Reggio Calabria il 6 maggio 2008 (operazione Saline coordinata dalla Dda e condotta dalla Dia della città dello Stretto), per concorso esterno in associazione mafiosa, in quanto avrebbe rivestito il ruolo di imprenditore di riferimento delle cosche Crea e Rugolo della piana di Gioia Tauro.
Nino Amadore
Difende le operazioni nei cosiddetti paradisi fiscali, invoca la libertà di circolazione dei capitali e accusa i governi di condurre una vera e propria campagna di terrore. Ma soprattutto boccia senza appello il cosiddetto scudo fiscale varato dal governo italiano.
Giovanni Caporaso, 49 anni, avvocato, vive a Panama ormai dal 1992 ed è considerato il “guru dell’off shore”: è uno dei tanti consulenti che più o meno apertamente assistono cittadini e imprese che vogliano esportare capitali. È titolare della Opm Corporation e di altre società attive soprattutto su internet: l’80% dei suoi clienti è italiano.
Vanno superati gli ostacoli che impediscono l’accertamento della provenienza del denaro sporco e il suo successivo riutilizzo. Due i punti su cui i magistrati antimafia si concentrano: il primo riguarda riguarda l’accesso telematico alla documentazione bancaria dei soggetti, il secondo invece il reato di autoriciclaggio. Una parte della magistratura, come nel caso del magistrato antimafia Alberto Cisterna, è netta: «Ben venga lo scudo fiscale – dice Cisterna – se può aiutare l’economia del paese. Ma ci diano i mezzi per capire da dove arrivano questi soldi e chi li riporta indietro».
La questione è ancora più complicata quando il tema resta sullo sfondo della campagna elettorale per il rinnovo, a Palermo, dei vertici di due ordini professionali molto importanti come quello degli architetti e quello degli ingegneri i quali hanno obbligo di vigilanza su cantieri e opere pubbliche che molto spesso sono state o sono appannaggio di imprese mafiose.
Sono oltre duecento i giornalisti che in Italia, fra il 2006 e il 2008, hanno ricevuto minacce e intimidazioni per la pubblicazione di notizie sulla mafia, sul terrorismo o su episodi di estremismo politico. Una decina di loro vivono sotto scorta. I dati sono contenuti nel Rapporto 2009 di “Ossigeno”, l’osservatorio della FNSI e dell’Ordine dei Giornalisti sui cronisti sotto scorta e le notizie oscurate in Italia con la violenza. Il Rapporto è stato consegnato oggi al Quirinale al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, durante la cerimonia del Ventaglio, dal presidente e dal segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa, Roberto Natale e Franco Siddi, dal segretario dell’Ordine nazionale dei Giornalisti, Enzo Iacopino, e dal giornalista Alberto Spampinato, consigliere nazionale della FNSI e direttore del progetto Ossigeno. Era presente Arnaldo Capezzuto, il cronista di Napoli che ha denunciato alla magistratura e fatto condannare i boss di Forcella che lo avevano minacciato per impedirgli di pubblicare alcuni retroscena dell’omicidio della giovanissima Annalisa Durante.
A Palermo, un signore in maglietta rossa infila via Ugo La Malfa – quartiere San Lorenzo, a un passo dall’ospedale “Cervello” – e piazza un foglio di carta sopra la targa che la intitola al leader repubblicano. “Virtualmente”, la strada è stata appena ribattezzata via Giuseppe Di Matteo: sì, per ricordare il ragazzino palermitano assassinato e poi sciolto nell’acido dal capobastone Giovanni Brusca ad appena 13 anni per punire atrocemente il padre Santino della sua collaborazione con la Giustizia, piccola vittima da non dimenticare anche perché, si legge, «i bambini sono sempre innocenti».
Nelle aree industriali di Termini Imerese, Brancaccio e Carini nel palermitano denunciare la mafia e le pressioni degli estorsori è diventata la regola e non è più un’eccezione. Gli imprenditori respingono al mittente le minacce e puntualmente invece di “cercarsi un amico” come vorrebbe la regola si presentano alle forze dell’ordine per denunciare tutto: dall’attak ai lucchetti agli atti intimidatori più gravi.
Le aree industriali della provincia di Palermo sono un pezzo importante della lotta alla mafia. Protagoniste di un a profonda rottura con il passato le…
Qualcuno vuole far funzionare la giustizia? E’ questa la domanda che l’ANM di Caltanissetta di cui è presidente Giovan Battista Tona vuole porsi confrontandosi con il personale giudiziario, la magistratura onoraria, gli avvocati, gli imprenditori in una giornata di riflessione sulla situazione dell’amministrazione della giustizia in Italia e più in particolare nel distretto di Caltanissetta. Il convegno si terrà nell’aula magna del Palazzo di Giustizia di Caltanissetta venerdì 3 luglio 2009, alle 10,15.
Pubblichiamo una reazione indignata all’assenza di imprenditori e cittadini alla presentazione del libro L’Isola civile a Reggio Calabria.di Francesco Spanò * Cara Reggio, c’è un…
“Non chiederti cosa il tuo Paese possa fare per te, ma chiediti cosa puoi fare tu per il tuo Paese”: citando John Fitzgerald Kennedy, il…
Riservatezza, abilità, nessuna macchia cioè nessun contatto con le forze dell’ordine da generazioni. Così Nino Giuffrè boss pentito braccio destro di Bernardo Provenzano, descrive il…