Ottobre 24, 2024

Si apre domattina, davanti al giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Palermo, Sestito, il processo nei confronti di Vittorio Sabatino ed Eugenio Gulizzi, accusati entrambi di tentata estorsione in concorso, aggravata dal metodo mafioso. Le indagini, conclusesi nell’arco di pochi mesi, sono nate grazie alla collaborazione di tre imprenditori i quali, dopo essere stati oggetto di intimidazioni e richieste estorsive, non hanno esitato a collaborare con le forze dell’ordine. La scelta di denunciare da parte degli operatori economici è maturata tutt’altro che in solitudine e si inserisce in un percorso di collaborazione tra Addiopizzo, Confindustria Sicilia e LiberoFuturo (con il contributo dell’ATI, l’Associazione Antiracket di Termini Imerese) che produce costantemente risultati concreti sul territorio siciliano e a fianco di chi fa impresa.


Le vittime, aderenti alla rete di consumo critico “Pago chi non paga” di Addiopizzo e iscritte a Confindustria, rappresentano realtà produttive molto importanti che hanno già avuto modo di collaborare con gli organi
inquirenti per altre vicende estorsive.
Il processo che si aprirà domani è anche sintesi della strategia della denuncia collettiva, condivisa dalle associazioni sopra citate e che, ad oggi, risulta essere la più efficace per contrastare il fenomeno delle estorsioni.
Laddove infatti, più esercenti ed imprenditori di una stessa area produttiva si ritrovano a fare fronte comune contro il racket, assieme alle associazioni e attraverso la denuncia, si riduce in maniera sensibile la sovraesposizione delle vittime e si consente loro di proseguire l’attività economica in condizioni di normalità e serenità. Coerentemente al percorso seguito finora, Addiopizzo, Confindustria Sicilia, LiberoFuturo, ATI ed i tre operatori economici chiederanno di costituirsi parte civile nell’ambito del processo in cui gli imputati saranno giudicati col rito abbreviato.
“Cogliamo l’occasione per rivolgere l’appello a denunciare a tutti gli imprenditori e gli esercenti che vivono ancora adesso stretti dalle maglie del racket -si legge in un  comunicato -. L’azione delle forze dell’ordine e dell’autorità giudiziaria e il perseverante lavoro nel territorio condotto dalle associazioni hanno creato una rete di soggetti in grado di offrire competenze”.


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