Un quadro inquietante che tocca il tema delle collusioni con la criminalità organizzata anche di imprenditori che sembravano essere molto lontani da quella cultura. Fatti incredibili con contatti tra imprenditori mafiosi di rango e imprenditori come Salvatore Moncada che ha raccontato a noi tutti un’altra verità e cioè quella dell’imprenditore che mai e poi mai avrebbe accettato l’imposizione e il ricatto mafioso ma che i magistrati definiscono “assoggettato”.
L’ordinanza di custodia cautelare Grande Vallone, emessa nei giorni scorsi su ordine del giudice per le indagini preliminari Lirio Conti (28 arresti), è un spaccato della cultura mafiosa o paramafiosa che alligna nel cuore della Sicilia, nel vallone (appunto) in provincia di Caltanissetta e al confine con la provincia di Agrigento. Di Moncada parla il pentito Maurizio Di Gati il quale dice: “So che ultimamente ha fatto dei vari lavori nella zona di Agrigento ed era messa a posto tramite Vincenzo Parello. Ufficialmente no ma era messo a posto. So che paga il pizzo a Falsone”. Lo stesso Falsone, il capomafia, a suo tempo latitante e arrestato a Marsiglia nel giugno dell’anno scorso.
Il verbale di interrogatorio di Di Gati è del luglio 2007 (il 18) 34 giorni prima della svolta di Confindustria Sicilia a Caltanissetta. Dopo la svolta Moncada ha continuato a far finta di nulla, si è professato tutore della legalità, ha continuato a proporre l’immagine di un uomo che mai e poi mai avrebbe (o ha) accettato il condizionamento delle cosche. Invece le pagine dell’ordinanza Grande Vallone raccontano un’altra verità, disperata e disperante per chi a Moncada ha dato fiducia: la Moncada Solar Equipment anche per il modernissimo stabilimento di Campofranco (o soprattutto per quello) ha fatto lavorare in subappalto le imprese mafiose della zona e lo stesso imprenditore ha incontrato i rappresentanti mafiosi. Questa la verità degli atti e delle informative dei Ros dei carabinieri che stanno a supporto delle indagini della procura distrettuale nissena guidata da Sergio Lari. Altro che zona grigia: siamo di fronte alle cointeressenze tra impresa e mafia, a un rapporto collusivo abbastanza chiaro su cui Moncada ha il dovere di spiegare a tutela della sua credibilità (che sembra compromessa) e per rispetto di quanti in buona fede hanno creduto in lui facendone un simbolo di legalità e di lotta alla mafia.
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