Non sono servite le telecamere, i carabinieri piantonati e gli investigatori dei reparti speciali: anche quest’anno Maria Castellanese, la moglie del boss latitante Mimmo “veterinario” Raccuglia, capomandamento di Monreale, San Giuseppe Jato e Partinico, ha lasciato la sua casa di Altofonte (Palermo) dove abita con i due figli ed è sparita nel nulla per tre mesi.
Gli investigatori, che speravano di trovare Raccuglia proprio seguendo i movimenti della donna e confidavano nella “villeggiatura” della moglie per trovare il covo in cui si nasconde il superlatitante, hanno perso le sue tracce a maggio. Solo domenica scorsa Maria Castellanese è stata rivista ad Altofonte. «Apparentemente – spiegano alla Procura ripercorrendo gli ultimi attimi in cui la donna era stata avvistata a fine maggio – è come se uscisse per fare la spesa o per accompagnare i figli a scuola. Non ha una valigia, un sacchetto, nemmeno un paio di calzini di ricambio». Una tecnica collaudata che ormai si ripete da una decina d’anni, tanto che il secondogenito del boss di 7 anni è nato durante la latitanza.
Resta così ancora imprendibile l’uomo che da picciotto è diventato capomandamento e sul cui capo pende, tra le altre condanne, anche l’ergastolo definitivo per il delitto Di Matteo. Se negli ultimi anni le forze dell’ordine sono riuscite a scovare i covi di personaggi di spicco della mafia come Bernardo Provenzano e i Lo Piccolo, Raccuglia continua a restare invisibile grazie anche al fatto che su di lui non esistono intercettazioni né telefoniche né ambientali, nessun pizzino parla di lui e non ci sono dichiarazioni di pentiti capaci di indicare dove possa nascondersi. Su di lui solo una vecchia foto in bianco e nero dell’anagrafe, inutile anche per poter azzardare un identikit.
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