«Ma quale impegno antimafia di Rosy Canale, definita anche lei, come altre ultime arrivate, persona impegnata nella lotta contro la ‘ndrangheta? I media s’inventano favole e le giurie hanno anche l’ardire di elargire a questa gente riconoscimenti, come il Premio Borsellino, non per la loro storia ma per recite da palcoscenico! Ci siamo proprio stufati». Lo afferma, in una dichiarazione, Adriana Musella, responsabile del coordinamento nazionale antimafia Riferimenti.
«È ora di finirla – aggiunge Adriana Musella – con i falsi miti e i facili entusiasmi. Qui c’è gente che rischia la vita ed è lasciata sola. Questi ‘granchì fanno male all’antimafia vera, quella di chi si spende, quella che ha un credo, quella che odora di sangue e di morte. I media dai facili entusiasmi, prima di usare l’appellativo antimafia, dovrebbero fare molta attenzione perché offendono la memoria dei nostri morti, di quanti hanno sacrificato la loro vita e di coloro che vivono sotto minacce continue per avere fatto il loro dovere”.
«Da parte nostra – dice ancora Adriana Musella – nessuna meraviglia per questo genere di arresti. Ma qualcuno si è mai chiesto chi fossero le donne ‘in rosa di San Luca con cui la signora Canale aveva fondato un’associazione? Esprimiamo il nostro sdegno per chi esercita l’antimafia di mestiere, ma molto di più per coloro che troppo facilmente attribuiscono patentini e premi antimafia senza tener conto della realtà».
«Alla luce di quanto è accaduto – conclude – proponiamo l’abolizione di tutti i riconoscimenti attribuiti per l’impegno antimafia, a partire dal nostro, la Gerbera gialla, giudicando questo un dovere di ciascuno e non un merito».
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