Settembre 20, 2024

Trenta imprenditori indagati, un avvocato arrestato, un sindaco anche lui avvocato ricercato. Sono alcuni aspetti dell’operazione contro la ‘ndrangheta denominata Meta che ha fatto scattare le manette a 42 persone tra cui parecchi esponenti delle tradiziuonali famiglie criminali del reggino tra cui i Condello, gli Alvaro, gli Imerti i Libri. Tutti alleati nella gestione degli affari criminali, tutti uniti nel coordinare i vari business: dalle espersioni porta a porta al pizzo nei cantieri, alla gestione delle opere private e pubbliche in edilizia.
E’ un altro colpo quello portato a segno dalla procura di reggio Calabria guidata da Giuseppe Pignatone e dai carabinieri: in due anni di permanenza a Reggio Calabria del procuratore arrivato qui da Palermo sono stati sequestrati ai boss della ’ndrangheta beni mobili e immobili per un miliardo e sono stati catturati 54 latitanti tra cui boss come Giovanni Tegano, Giuseppe Pelle e Giuseppe De Stefano. Una delle novità dell’operazione Meta, come ha sottolineato lo stesso Pignatone, è rappresentata dall’alleanza tra le cosche per gestire pacificamente i proventi delle attività illecite: “Fino a poco tempo fa era impensabile che Pasquale Condello affidasse a Giuseppe De Stefano, figlio di Paolo, ucciso nella guerra di mafia, la gestione dei proventi delle estorsioni. Stiamo parlando di due gruppi criminali che hanno dato vita, tra il 1985 e il 1991, alla ‘guerra di mafià che provocò centinaia di morti tra cui lo stesso Paolo De Stefano. Adesso quei tempi sono passati e si bada soprattutto agli affari».
L’intesa che ha riguardato, in primo luogo, le cosche Imerti-Condello, da una parte, e De Stefano-Tegano-Libri, dall’altra, contrapposte, tra il 1985 ed il 1991, in una guerra di mafia che provocò centinaia di morti. Artefice della pacificazione la cosca Alvaro di Sinopoli ed in primo luogo Cosimo Alvaro, figlio di Domenico, capo storico del gruppo. Cosimo Alvaro vive da anni a Reggio Calabria dopo che gli è stato imposto il divieto di soggiorno a Sinopoli. Da Reggio a Sinopoli la distanza è breve. Cosimo Alvaro ha potuto così rispettare la prescrizione impostagli dall’autorità giudiziaria mantenendo i contatti col territorio d’influenza della sua cosca.
“Usiamo un metodo ormai codificato che, prima dell’intervento repressivo, ci consente di avere esatta cognizione dell’evoluzione della `ndrangheta sul territorio”, ha spiegato il comandante del Ros, il generale Giampaolo Ganzer.
Imprese edili, palestre, locali e stabilimenti balneari, come il Lido “Calajunco” e il ristorante “Le Palme” sul lungomare reggino, appartenenti agli Alvaro. Attività oggi sequestrate, il cui valore ammonta a cento milioni di euro. Tra i beni ci sono
centinaia di appartamenti, terreni ed attività messi all’asta tra Reggio e Villa San Giovanni. I clan, soprattutto gli Imerti di Villa, riuscivano ad aggiudicarseli pilotando le aste giudiziarie
attraverso gli avvocati Vitaliano Grillo Brancati e la moglie Anna Maria Tripepi. “Episodi, questi, che destano particolare preoccupazione – ha affermato il Procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso – Ciò dimostra come i beni dei mafiosi possono facilmente tornare nelle mani di chi li ha persi attraverso l’opera di professionisti, appartenenti a quella zona grigia che da supporto alle organizzazioni criminali”. Ed è in questa direzione che le indagini proseguiranno. “Abbiamo messo le basi su Reggio – ha concluso Grasso – Adesso contiamo su successivi sviluppi per individuare gli altri gruppi di potere organici alla ‘ndrangheta”. L’inchiesta, è stato spiegato nel corso di una conferenza stampa, si basa, oltre che su centinaia di intercettazioni, sulle dichiarazioni di due pentiti, Antonino Fiume e Carlo Mesiano. I verbali delle loro affermazioni hanno dato spunto, tra l’altro, ad un altro filone dell’inchiesta, che è stato stralciato, sui presunti rapporti a Reggio Calabria tra ambienti della criminalità organizzata e «centri decisionali» della politica, della pubblica amministrazione e dell’imprenditoria. Un filone dell’inchiesta in cui sarebbero indagati alcuni politici ed amministratori.
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