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Posts published in “Anno: 2014

Processo Nuovo Mandamento, Addiopizzo: ci costituiremo parte civile

Si apre domattina l’udienza preliminare del processo nato dalle tre diverse operazioni antimafia denominate “Nuovo Mandamento”, condotte dall’Arma dei Carabinieri di Monreale e dalla DDA di Palermo.
Le complesse e articolate attività di indagine hanno riguardato sessantuno soggetti, oggi imputati, e diverse famiglie mafiose tra le quali quelle di Monreale, Borgetto, Giardinello, Altofonte, Camporeale, San Giuseppe Jato e Partinico.
In particolare, gli inquirenti hanno accertato come la pratica mafiosa del pizzo in danno a tante realtà economiche e produttive continua ad essere strumento di imposizione per il controllo criminale sul territorio oltre che uno dei principali mezzi di sostentamento degli affiliati detenuti appartenenti cosa nostra.

Storia di Elena Ferraro, l’imprenditrice che ha denunciato un Messina Denaro

Due anni fa, l’11 aprile del 2012, ha ricevuto la ‘visita’ di Mario Messina Denaro, cugino della primula rossa di Cosa Nostra, Matteo. Era venuto a proporle un affare
a cui non poteva dire no. Ma Elena Ferraro, giovane imprenditrice di 35 anni, non ha avuto dubbi. Si è recata in Questura e ha denunciato tutto. Un anno dopo sono arrivati gli arresti. La sua è la storia di una ribellione di una donna in una terra difficile, quella che ha dato i natali al capo di Cosa nostra, Matteo Messina Denaro: Castelvetrano (Trapani).

Antimafia, la proposta di modifica al ministro: l’azienda infiltrata resta in mano all’imprenditore

Curare il “neo” prima che diventi un male più grave. Intervenire sulle imprese venute in contatto con le mafie anche occasionalmente prima che sia troppo tardi. Cambiando in modo mirato le misure di prevenzione, la documentazione antimafia e i reati di autoriciclaggio (si veda l’articolo sotto) e di scambio elettorale politico-mafioso. Sono queste la filosofia e le misure più rilevanti contenute nella proposta di modifica del Codice antimafia (Dlgs 159/2011), consegnata ieri al ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri dalla commissione da lei nominata a giugno dell’anno scorso.

‘Ndrangheta: Regione Emilia Romagna parte civile in processo Black Monkey

La Regione Emilia-Romagna si costituirà parte civile nel processo ‘Black Monkey’, avviato dopo le indagini della Guardia di finanza su una presunta organizzazione criminale dedita al gioco illegale.
“Si conferma l’impegno della Regione per rafforzare la corazza istituzionale attraverso la prevenzione e il contrasto alle infiltrazioni mafiose. La nostra – ha spiegato la vicepresidente e assessore alle Politiche per la Sicurezza Simonetta Saliera – è una terra sana, nemica della mafia e proprio per questo abbiamo scelto di non nascondere la testa sotto la sabbia ma, come stiamo facendo anche con le leggi regionali in materia, di sostenere tutte le iniziative atte ad affermare la cultura della legalità. È con questo obiettivo che abbiamo finanziamento quasi cento diversi progetti tra cui il recupero dei beni confiscati alla mafia e dati ai Comuni e interventi preventivi sul versante dei nefasti effetti della ‘dipendenza da gioco”.

In Veneto la finanza della camorra ben accetta dagli imprenditori

VENEZIA. Dietro ai suicidi di piccoli imprenditori e artigiani veneti potrebbe esservi la mano della camorra o, meglio del clan dei casalesi. Lo fa intendere l’ex prefetto di Padova Ennio Mario Sodano, ora a Bologna. Per il pubblico ministero veneziano Roberto Terzo, per anni alla Direzione distrettuale antimafia lagunare, i flussi finanziari di provenienza casalese sarebbero stati ben accetti almeno da una parte dell’imprenditoria veneta. Sono dichiarazioni riportate nella relazione della Commissione parlamentare antimafia della scorsa legislatura, pubblicata nei giorni scorsi: del Veneto e delle infiltrazioni mafiose si parla in una decina di pagine, riassumendo la visita che una parte della Commissione fece a Venezia il 19 e 20 aprile 2012, in occasione della quale vennero sentiti i prefetti di Venezia Domenico Cuttaia, quello di Padova, i procuratori della Repubblica di Venezia Luigi Delpino e di Padova Mauro Milanese e alcuni pubblici ministeri delle due città venete.