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Posts published in “Anno: 2012

In Italia il gioco d’azzardo vale il 4% del Pil

Un fatturato per il 2012 tra gli 88 e i 94 miliardi di euro, 4% del Pil nazionale prodotto a fronte di un costo sociale annuo che si aggira tra i 5,5 e i 6,6 miliardi di euro. Questi alcuni dei dati allarmanti sul fenomeno del gioco d’azzardo emersi durante la conferenza stampa “I costi sociali e sanitari del gioco d’azzardo” tenutasi questa mattina presso il Senato della Repubblica alla presenza del vice presidente del Senato, Vannino Chiti. Alla conferenza stampa, durante la quale sono stati presentati il dossier della campagna “Mettiamoci in gioco” e Azzardopoli 2.0 (dossier aggiornamento di Libera) ha partecipato anche Raffaele Colombara, consigliere del Comune di Vicenza e componente del gruppo di lavoro di Avviso Pubblico denominato “Comuni per un gioco responsabile”.

In Calabria la prima spiaggia di Libera

da www.cn24.tv

Parte dalla Calabria un nuovo messaggio di legalità 'estivo'. Si trova a Lazzaro, nel Comune di Motta San Giovanni, la prima spiaggia di Libera, l'associazione contro le mafie di don Luigi Ciotti. A realizzarla è stato Filippo Cogliandro, proprietario del ristorante L'Accademia che nel 2008 denunciò i suoi estorsori. Da allora ha iniziato il suo percorso di legalità che lo ha portato all'inedita esperienza di quest'anno. Tutto ha avuto origine dalle forti mareggiate di aprile che hanno seguito i lavori di ripascimento della costa grecanica reggina.'Quando don Ciotti è venuto qui a cena, una sera, mi ha chiesto se la sabbia l'avevano portata con i camion. Io risposi – racconta all'Adnkronos Filippo Cogliandro – che l'aveva mandata il Padreterno e il suo viso si è illuminato. Mi disse 'allora è la spiaggia di Libera'. Perché no?'. Così è iniziata la nuova avventura calabrese. La particolarità della spiaggia dell'Accademia a Lazzaro è che non si tratta di un lido privato ma è aperta a tutti.

La verità di Jannone su Trattativa Stato-mafia, rapporto mafia-appalti e altro ancora

Interessante intervista all'ex colonnello del Ros Angelo Jannone realizzata da Giacomo Amadori per Panorama. Da leggere. (N.Am.)

 

Intercettazioni scottanti, magistrati partigiani, ma soprattutto una chiave di lettura sorprendente sulla presunta trattativa Stato-Mafia. Non mancano certo i retroscena su alcuni dei grandi temi dell’attualità giudiziaria nel libro «Eroi silenziosi», scritto dall’ex colonnello del Ros Angelo Jannone, per anni in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata in Calabria e Sicilia. A partire da quando, giovane capitano, sbarcò a Corleone, nella patria di Totò Riina. Un episodio non secondario, visto che proprio quelle indagini avviate da Jannone, contribuirono qualche anno dopo all‚arresto del Capo dei capi di Cosa nostra.

I misteri infiniti sull’assassinio di Pio La Torre

L’immagine appartiene alla memoria collettiva: un’automobile crivellata di proiettili e dentro due uomini: Pio La Torre e il suo autista Rosario Di Salvo. Era il 30 aprile del 1982: trent’anni fa. Alle 9 del mattino La Torre, a bordo della Fiat 132 guidata da Di Salvo, sta raggiungendo la sede del partito: in via Turba, in una zona centrale di Palermo. L’auto, raccontano le cronache, viene affiancata da due moto e alcuni uomini con il volto coperto dal casco sparano decine di colpi contro i due. Per quel duplice omicidio sono stati condannati i boss Giuseppe Lucchese, Nino Madonia,Salvatore Cucuzza e Pino Greco: tutti pezzi da Novanta della mafia palermitana. Grazie alle rivelazioni di Cucuzza, nel frattempo diventato collaboratore di giustizia, sarebbe stato anche ricostruito il quadro dei mandanti identificati nei boss Totò Riina, Bernardo Provenzano, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Antonino Geraci.

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Ogni anno in Italia 181 milioni di intercettazioni

Ogni anno in Italia si eseguono circa 181 milioni di intercettazioni e il fenomeno, se si osserva il numero dei bersagli/utenze intercettati ogni anno, è cresciuto dal 2006 del 22,6%. È quanto emerge da uno studio dell’Eurispes elaborato su dati Ministero della Giustizia-Direzione Generale di Statistica, dove si osserva anche che tra il 2008 e il 2010 la spesa per le intercettazioni è cresciuta del 6,8%, passando da 266.165.056 a 284.449.782 di euro.

Strage di Via D’Amelio: la strategia terroristico-mafiosa in un rapporto della Dia nell’agosto del 1993

Venticinque pagine fitte di analisi, dati, nomi, riferimenti con passaggi molto interessanti, alcuni noti altri meno, sulle dinamiche stragiste. È la relazione che l’allora direttore della Dia Gianni De Gennaro ha inviato al ministro dell’Interno Nicola Mancino il 10 agosto del 1993. Una relazione che viene in parte pubblicata subito sui giornali e che fa molto irritare il presidente della commissione Stragi Libero Gualtieri che se ne lamenta con lo stesso De Gennaro che viene sentito all’inizio di quel settembre. Poi il 14 settembre il ministro dell’Interno invia il documento alla commissione Antimafia guidata da Luciano Violante.

Bravetti (banca Arner) e l’avvocato Sciumé a giudizio per l’intestazione fittizia dei Zummo

Con l’accusa di aver trasferito in modo ‘occulto’ circa 13 milioni con l’aggravante di aver favorito Cosa Nostra sono stati mandati a processo a Milano i costruttori Ignazio e Francesco Zummo, sua moglie Teresa Macaluso, una parente degli imprenditori,uno dei soci fondatori di Arner bank Nicola Bravetti e l’avvocato d’affari Paolo Sciumè.

Trattativa Stato-mafia, la versione di Nicolò Amato

“La mafia ha voluto la mia testa per la durezza della mia politica carceraria nei confronti della criminalità organizzata: i documenti in mio possesso dimostrano che la richiesta è stata sostanzialmente accolta con la mia destituzione il 4 giugno del 1993, non so per responsabilità di chi, ma certamente allo scopo di evitare ulteriori stragi”. Nicolò Amato, l’ex capo del Dipartimento dell’ Amministrazione Penitenziaria (Dap), in un memoriale inviato di recente alla Commissione parlamentare Antimafia, e ora anche nel suo libro I giorni del dolore. La notte della ragione. Stragi di mafia e carcere duro (Armando Editore) ha ricomposto una pagina di storia patria rimasta nell’oblio per più di diciannove anni. Secondo il Professore, Cosa Nostra chiese la sua testa e dalla parte dello Stato qualcuno gliela concesse nel giugno del ’93.

Ingroia al quotidiano Libero: “Berlusconi vittima di Cosa nostra”

 Berlusconi vittima di Cosa Nostra? «L’ho scritto nella mia requisitoria. Non ricordo se usai il termine vittima consapevole o compiacente, comunque vittima che, sottoposta a queste pressioni, com’è spesso abitudine italica, preferì trovare un accordo con i boss anzichè rivolgersi alle autorità». Lo afferma Antonio Ingroia, procuratore aggiunto alla procura distrettuale antimafia di Palermo, in un’intervista a Libero.

Revocato il 41bis al boss Troia

PALERMO. Sarebbe “privo di adeguata motivazione” il provvedimento di proroga del 41 bis al capomafia di Capaci Antonino Troia, all’ergastolo per la strage in cui venne ucciso Giovanni Falcone.